Il Friuli nascosto che non ti aspetti
di Marina Del Colle
12 giugno 2022
Qualsiasi viaggio non è mai solo un punto su una mappa, ma è prima di tutto un confronto con se stessi, specie se il percorso è fatto in modo lento e faticoso, a piedi con zaino in spalla.
Da tempo desideravo compiere un cammino in solitaria, ma i rinomati Cammino di Santiago o la Via Francigena, ai miei occhi risultavano troppo gettonati ed organizzati per soddisfare lo spirito d’avventura e la prova di consapevolezza dei miei limiti.
Ho dunque puntato al Friuli, al meno noto Cammino delle Pievi in Carnia , nato come Cammino di pellegrinaggio e frequentato dai più per uscite giornaliere nei fine settimana o da qualche turista austriaco in viaggio esplorativo, in cerca di mete selvagge, non convenzionali.
E’ composto da 20 tappe che seguono i fari delle 11 Pievi dell’area, 2 Santuari e 6 luoghi di culto meritevoli di sosta, con un percorso ricco di natura, spiritualità e storia.
Se fatto interamente sono 310 Km e 12700 metri di dislivello.
Tredici i giorni di viaggio in tutto, con una media di circa 20 km al giorno.
Le Pievi, luoghi simbolici di notevole suggestione, sono differenti da tutti gli altri edifici religiosi perchè rappresentano antiche entità giuridico, religioso, sociali nate tra il V e il XIV, allo scopo di evangelizzare la gente di montagna ma, sorte strategicamente isolate su alture, avevano anche una funzione difensiva e di avvistamento del nemico.
Prima della partenza, presso Casa Emmaus a Imponzo, i credenti possono chiedere la Credenziale del Pellegrino, un documento sul quale viene apposto un timbro ad ogni Pieve raggiunta : rappresenta una sorta di diario del percorso compiuto dal pellegrino durante il Cammino e consente al termine di ricevere la pergamena dell’Indulgenza Plenaria.
L’itinerario è circolare e si percorre in senso orario, con partenza da Imponzo di Tolmezzo (Ud) e arrivo a Zuglio (Ud), e si sviluppa attraverso vecchie mulattiere, piste forestali e sentieri alpini del CAI; è contrassegnato da cartellini con logo e freccia direzionale.
Le tracce GPS sono comodamente scaricabili dal sito insieme alle indicazioni cartacee, ma in alcune situazioni solo le isoipse della fedele cartina Tabacco (fogli 01-02-09-13) mi hanno aiutato a non perdermi: satelliti, rete o la magia di agane dispettose talvolta giocano brutti scherzi!
In settimana lungo la tappa è raro incontrare qualcuno ed è sempre prudente chiedere preventivamente informazioni recenti agli abitanti, prima di mettersi in cammino.
Qualche tratto dell’itinerario può risultare ostico per l’orientamento perchè bisogna giocare a nascondino con l’erba alta, non ancora sfalciata e il bosco che inevitabilmente avanza.
Sono spazi di natura selvaggia, ma ricchi di storia, da vivere lentamente e con curiosità, punteggiati da malghe e pianori, siti archeologici, vestigia di antiche culture e resti militari che testimoniano lo scorrere dei secoli, dai romani alle grandi guerre mondiali, con una spiccata particolarità storica e geografica al crocevia di tre confini (Austria,Slovenia,Italia).
Numerosi e bellissimi gli affreschi rinascimentali di Gianfrancesco da Tolmezzo, uno dei massimi esponenti dell’arte pittorica friulana del Quattrocento che decorano Pievi, edicole o chiesette.
Non manca la cucina della tradizione, specie cjarsons con le erbe, blecs, selvaggina e saporiti formaggi di alpeggio freschi e stagionati, prodotti con il latte fresco delle tante vacche brune “in vacanza” in malga e il buon vino.
Inanello una dopo l’altra le Pievi, passando per Illegio, Tolmezzo, Cesclans e Villa di Verzegnis per scendere al ponte sul fiume Tagliamento, benedetta dal S.Cristoforo di turno, protettore dei viandanti e sempre affrescato sulle chiesette presso i guadi.
Invillino, Villa Santina, Raveo, Enemonzo e infine suono le campane della stupenda chiesetta di San Martino a Socchieve, insieme alla sacrestana che da 45 anni si occupa anche di caricare l’antico orologio.
Ascolto rapita la magia dell’eco delle note che rimbomba nella valle, dono di un tempo lento che trasforma il sentire.
I paesini abbarbicati sulle pendici dei monti sono pronti a rubare ogni possibile spiraglio di sole e appaiono e scompaiono ad ogni scollinamento.
Nella piazza centrale c’è sempre una fontana, spesso con lavatoio, ed il cielo non lesina mai spettacoli luminosi: è un attimo credere di vivere dentro un romanzo di Claudio Magris.
Il pacifico luogo di villeggiatura di Forni di Sopra incanta, mentre a Sappada, “borgo più bello d’Italia”, si entra in una cartolina, specie se si ha la fortuna di incontrare Silvia, un’ abitante autoctona che ti conduce per mano.
Tanti però anche i borghi silenziosi dove l’ultima osteria, luogo simbolo di ogni Comunità friulana, spesso fatica a resistere insieme agli ultimi abitanti; molti sono gli anziani che non demordono all’increscente spopolamento e all’abbandono, anche se la vita con poche comodità reclama maggiori sacrifici.
Riposo al fascino del lago di Sauris, accolta dal calore di una caratteristica casa in legno dove si parla un dialetto impastato di tedesco, ma vive ancora l’universale linguaggio del cuore.
A fondovalle calpesto spesso un sottobosco di felci e noccioli all’ombra prevalente del carpino e del pino nero e il cinguettìo degli uccelli fa da colonna sonora all’incedere, ma percorro anche sentieri in quota a 1946 m. che serpeggiano ripidi tra Malga Tragonia, Rifugio Tenente Fabbro e Forcella Rioda, dove l’aria delle Dolomiti Friulane si fa frizzantina tra i pascoli alti delle malghe, i fiori rosa di rododendro e lo stridore dei falchetti.
Lambisco il confine veneto sulle creste del Cadore e percorro sentieri, mulattiere e piste forestali avvolta dai grandi boschi verdi della Carnia che nascondono Prato Carnico e Ovaro, dove tra faggeti e abetaie incontro il forte profumo di muschio e di funghi.
Percepisco la presenza dell’iconica vetta dello Zoncolan, sua Maestà “Il Kaiser” con la nota salita, conquistata da tutti i più grandi campioni del ciclismo italiano.
Mi attardo a Cercivento rapita dalle ceramiche e dai mosaici affissi ai muri delle case che formano una Bibbia a cielo aperto, accolta da un inaspettato cicerone messo in allerta del mio arrivo dall’intramontabile “radio tam-tam”.
Giungo sulle pietre del tracciato della strada romana Julia Augusta che punta al Norico nel bosco vicino a Paluzza, dove mi ritrovo ad accentuare il tichettìo dei bastoncini che scandiscono il passo, per spaventare eventuali animali.
Nella solitudine dell’andare e nell’oscurità della selva, provata dal disagio di essere inzaccherata e fradicia per un temporale con grandine, oltre che costretta a cercare un percorso alternativo per l’interruzione del sentiero dovuto alla tracimazione del torrente, affiorano ancestrali e spaventose paure.
Mi convinco che è solo la mia mente a crearle e proseguo con fiducia rassicurandomi che è la stanchezza a giocare brutti scherzi.
Sfioro l’austriaca Valle di Lienz fino a Timau, dove l’ Ossario militare conserva le spoglie dei soldati che vissero dolore e morte durante la 1° guerra mondiale; una donna, Maria Plozner Mentil, portatrice carnica morta nel 1916, decorata medaglia d’oro al Valor Militare, ancora vive nella forza d’animo di tante donne carniche: con il romanzo “Fiore di Roccia”, Ilaria Tuti ha dato nuova voce alla Storia.
Percorse le tre grandi valli montane delle Alpi Carniche, solcate dal fiume Tagliamento, dal torrente But e dal Chiarzò, scendo con pendenze al 18% la selvatica Val d’Incaroio, per tuffarmi nella ridente conca di Paularo dai tipici loggiati in pietra, con gli onnipresenti gerani e piacevoli musei come “La Mozartina” e “Mistìrs”.
La gente dei borghi, non avvezza al turismo di massa, posa volentieri la gerla che talvolta ancora porta a spalle, per offrire informazioni e fermarsi curiosa a scambiare quattro chiacchiere.
Del resto il tempo qui scorre lento e l’arrivo di una “viandante” è ancora occasione di stupore.
Dopo un lungo attraversamento in quota sempre su versante sud, arrivo ad Arta Terme: in alcune fioriere vivono gli eterni proverbi popolari, raccolti in eleganti cuori in ferro battuto. Anche la lingua friulana fa bella mostra di sè.
Sul colle sopra il torrente veglia con maestosità la Pieve di Zuglio (l’antica Iulium Carnicum dei romani) dove trovo riparo dall’ennesimo violento temporale estivo.
Gli sbilfs sono stati dispettosi lungo la ripida salita, ma hanno fatto la magia che rende liberi dalla fretta, fermando il tempo: meritava!
Grande è il senso di pace mentre mi perdo tra le mura della scuola dove ancora si impara a suonare le campane e a curiosare tra una raccolta di Bibbie scritte in tutte le lingue del mondo che inevitabilmente mi induce a pensare a dove muovere i prossimi passi…
Durante tutto il Cammino si percepisce una forte religiosità, custodita dalla gente in una moltitudine di cappelle, immagini sacre, poesie, edicole votive, sacelli, capitelli o Cristi, spesso adornati da fiori, posti all’entrata e all’uscita di ogni piccolo agglomerato di case, come pure ad ogni bivio significativo, anche in mezzo al bosco.
Una presenza che rassicura e diventa una fedele compagnia.
Il chiocciare delle galline che razzolano libere nei prati, il ronzio delle api e i campanacci delle mucche che pascolano vicino alle tombe di un piccolo cimitero di paese, accanto alla chiesa, sono suoni e immagini che, conditi alle parole sagge degli anziani, e connesse al silenzio, al tempo lento e all’ascolto di sè suscitano emozioni forti; restituiscono un’esperienza di viaggio che rigenera, nonostante la fatica.
L’esperienza del Cammino espone ad un inevitabile senso di vulnerabilità: l’assordante mutismo della montagna rotto solo dallo scalpitìo dei passi sulla roccia, la potente e rigogliosa natura che si attraversa, insieme al sole, alla pioggia, ai torrenti e al fiato corto, ci ricordano quanto siamo piccoli e deboli, ma passo dopo passo, con umiltà, aumenta la fiducia in sé e cresce l’affidamento allo Spirito che parla ad ognuno di noi.
Mi porto a casa un senso di enorme gratitudine: il miglior souvenir.
Dall’ epoca medioevale ogni pellegrino che va per il mondo saluta con “ultreya et suseya”, ma in Friuli il migliore saluto rimane sempre “mandi”!
Informazioni utili:
- Pernottamento presso B&B, Malghe, Rifugi o Alberghi Diffusi con un costo da 30 a 45 euro
- Ogni paese è collegato quotidianamente con Tolmezzo (Ud) dal servizio di linea SAF
- Utile prendere contatto con l’Arciconfraternita Pieres Vives S.Pietro di Carnia indicata nel sito www.camminodellepievi.it
- Rifornimento d’acqua ad ogni fontana di paese
- Acquistare qualche busta di cibo liofilizzato o altro perchè negli alberghi diffusi c’è cucina, ma non cibo.
- Indossare solo pantaloni lunghi ed usare il repellente per zecche
- Le tappe ufficiali sono n.20, ma soprattutto nella prima parte del tragitto, senza grandi dislivelli, alcune si possono accorpare.
- In alta stagione, specie nelle mete di villeggiatura di Forni, Sauris e Sappada, prenotare in anticipo.
- Le Pievi solitamente chiuse, vengono sempre aperte ai pellegrini, previa richiesta www.camminodelle pievi.it
- Scarponcini da trekking impermeabili
- Cerotti per vesciche “Compeed”
- Bastoncini da trekking
- In quasi tutti i paesi c’è un negozietto di alimentari
- Consigliabile l’acquisto del libro/guida presso www.camminodellepievi.it
- Fare attenzione ai giorni di apertura delle Farmacie costrette ad alternarsi nei vari borghi
- Strutture che mi hanno riservato un trattamento speciale in quanto viandante:
– Affittacamere “Ai Crocus” – Cesclans di Cavazzo Carnico (tel +39 338 602 4182)
– B&B “Ai Pellegrini” – Villa Santina (tel 347 5251177)
– B&B “Elison on the lake” – Sauris La Maina (tel 389 101 7026)
– Hotel Harry’s – Zovello di Ravascletto (tel 0433 66050)
-B&B “Casa Ortis” – Paluzza (tel 342 530 9759)
– Malga Casera Razzo – Vigo di Cadore (BL) (tel 389 593 1511)
Alone, on the Cammino delle Pievi della Carnia
The hidden Friuli you don’t expect
Any journey is never just a point on a map, but is first and foremost a confrontation with oneself, especially if the route is done slowly and laboriously on foot with a backpack on one’s shoulders.
I had long wanted to walk a Camino solo, but the well-known Camino de Santiago or the Via Francigena, in my eyes, were too popular and organised to satisfy my spirit of adventure and proof of awareness of my limits.
I therefore turned my attention to the lesser-known Cammino delle Pievi della Carnia, (camminodellepievi.it) in Friuli, created as a pilgrimage route and frequented by most for day trips at weekends, or by some Austrian tourists on an exploratory trip, in search of wild, unconventional destinations.
It is composed of 20 stages that follow the beacons of the 11 parish churches in the area, 2 sanctuaries and 6 places of worship worthy of a stop, with a route rich in nature, spirituality and history.
If done in its entirety, it is 310 km and 12700 metres of altitude difference.
Thirteen days of travelling in all, with an average of about 20 km per day.
The Pievi (parish churches), symbolic places of considerable charm, are different from all other religious buildings because they represent ancient legal, religious, social entities born between the 5th and 14th centuries for the purpose of evangelising the mountain people, but rising strategically isolated on high ground, they also had a defensive and enemy-sighting function.
Before departing, at Casa Emmaus in Imponzo, believers can request the Pilgrim’s Credential, a document on which a stamp is affixed to each parish church reached: it represents a sort of diary of the route taken by the pilgrim during the walk and at the end allows him to receive the parchment of Plenary Indulgence.
The itinerary is circular and runs in a clockwise direction, starting from Imponzo di Tolmezzo (Ud) and arriving in Zuglio (Ud), and develops along old mule tracks, forest tracks and Cai (Italian Alpine Club) alpine paths; it is marked by tags with a logo and directional arrow.
The GPS tracks are conveniently downloadable from the site along with the paper directions, but in some situations only the isohypses of the faithful Tabacco map (sheets 01-02-09-13) helped me not to get lost: satellites, the net or the magic of mischievous aganas sometimes play tricks on me!
During the week along the stage, it is rare to meet anyone and it is always prudent to ask the locals for recent information before setting out.
Some stretches of the route can be difficult for orientation because you have to play hide and seek with the tall grass, which has not yet been mowed, and the forest that inevitably advances.
These are areas of wild nature, but rich in history, to be experienced slowly and with curiosity, punctuated by malghe (shepherd’s huts) and plateaus, archaeological sites, vestiges of ancient cultures and military remains that bear witness to the passage of centuries, from the Romans to the great world wars, with a distinct historical and geographical peculiarity at the crossroads of three borders (Austria, Slovenia, Italy).
There are numerous and beautiful Renaissance frescoes by Gianfrancesco da Tolmezzo, one of the greatest exponents of 15th-century Friulian pictorial art, decorating parish churches, shrines and small churches.
There is no shortage of traditional cuisine, especially cjarsons with herbs, blecs, game and tasty fresh and mature alpine cheeses, made from the fresh milk of the many brown cows ‘on holiday’ in the malga.
One after the other I ring the parish churches passing through Illegio, Tolmezzo, Cesclans and Villa di Verzegnis to descend to the bridge over the Tagliamento river, blessed by the St Christopher on duty, always frescoed on the little churches near the fords; Invillino, Villa Santina, Raveo, Enemonzo and finally I ring the bells of the stupendous little church of San Martino in Socchieve, together with the sacristan who for 45 years has also been winding the ancient clock.
I listen enraptured to the magic of the echo of the notes echoing through the valley, the gift of a slow time that transforms the feeling.
The villages clinging to the slopes of the mountains are ready to steal every possible glimmer of sunlight and appear and disappear at every rise; in the central square there is always a fountain, often with a wash-house, and the sky never skimps on light shows: it is a moment to believe that I am living inside a Claudio Magris novel.
With the peaceful holiday resort of Forni di Sopra and the enchanting Sappada, ‘Italy’s most beautiful village’, one enters a picture postcard.
However, there are also many silent villages where the tavern, the symbolic place of every Friulian community, often struggles to hold on along with the last inhabitants; there are many elderly people who do not give up in the face of increasing depopulation and abandonment, even though life with few comforts demands greater sacrifices.
I rest in the charm of Lake Sauris, welcomed by the warmth of a characteristic wooden house where a dialect mixed with German is spoken, but the universal language of the heart still lives on.
At the bottom of the valley I often trample through an undergrowth of ferns and hazels in the prevailing shade of hornbeam and black pine, and the chirping of the birds provides the soundtrack to my gait, but I also walk along paths at 1946 m. that meander steeply between Malga Tragonia, Rifugio Tenente Fabbro and Forcella Rioda, where the air of the Friulian Dolomites becomes crisp among the high pastures of the malghe, the pink rhododendron flowers and the screeching of the hawks.
I cross the Veneto border on the Cadore ridges and travel along paths, mule tracks and forest tracks enveloped by the great green woods of Carnia that hide Prato Carnico and Ovaro, where among beech and fir woods I encounter the strong scent of moss and mushrooms; I perceive the presence of the iconic Zoncolan peak, His Majesty “The Kaiser” with the well-known climb, conquered by all the greatest champions of Italian cycling.
I linger in Cercivento enraptured by the ceramics and mosaics affixed to the walls of the houses that form an open-air Bible, welcomed by an unexpected cicerone alerted to my arrival by the ever-popular “radio tam-tam”.
I arrive on the stones of the route of the Roman road Julia Augusta that points to Norico in the woods near Paluzza, where I find myself accentuating the tichettìo of the sticks that mark my steps, to frighten away any animals.
In the loneliness of the going and in the darkness of the forest, feeling the discomfort of being drenched and soaked by a storm with hail, as well as being forced to seek an alternative route due to the interruption of the path due to the overflowing of the torrent, ancestral and frightening fears surface.
I convince myself that it is only my mind that creates them and I continue with confidence, reassuring myself that tiredness plays tricks on me.
I pass through the Austrian Lienz Valley as far as Timau, where the military charnel house preserves the remains of soldiers who experienced pain, death and horror during the First World War; a woman, Maria Plozner Mentil, a Carnic carrier who died in 1916, decorated with a gold medal for Military Valour, still lives on in the strength of soul of many Carnic women: with her novel “Fiore di Roccia” (Flower of the Rock), Ilaria Tuti has given new life to the Carnic women. Ilaria Tuti has given new voice to the story.
Having travelled through the three large mountain valleys of the Carnic Alps, furrowed by the Tagliamento river, the But torrent and the Chiarzò, I descend the wild Val d’Incaroio with gradients of 18%, to plunge into the pleasant basin of Paularo with its typical stone loggias, omnipresent geraniums and pleasant museums such as “La Mozartina” and “Mistìrs”.
The people of the villages, unaccustomed to mass tourism, willingly put down the basket that they sometimes still carry on their shoulders, to offer information and stop curiously to chat. After all, time passes slowly here and the arrival of a ‘wayfarer’ is still an occasion for amazement.
After a long crossing at high altitude, still on the south side, I arrive in Arta Terme: in some planters live the eternal popular proverbs, collected in elegant wrought-iron hearts. The Friulian language also makes a fine display.
On the hill above the stream, the Pieve di Zuglio (the ancient Iulium Carnicum of the Romans) watches majestically, where I find shelter from yet another violent summer storm.
The sbilfs were mischievous along the steep climb, but they worked their magic, freeing me from the rush, stopping time: it was worth it!
There is a great sense of peace as I lose myself within the walls of a school where people still learn to ring bells and browse through a collection of Bibles written in all the languages of the world, which inevitably leads me to think about where to take my next steps…
Throughout the walk, one perceives a strong religiousness, guarded by the people in a multitude of chapels, sacred images, poems, votive shrines, capitals or Christs, often adorned with flowers, placed at the entrance and exit of every small cluster of houses, as well as at every significant crossroads, even in the middle of the forest.
A presence that reassures and becomes a faithful companion.
The clucking of chickens roaming freely in the meadows, the buzzing of bees and the cowbells of cows grazing near the graves of a small village cemetery, next to the church, are sounds and images that arouse strong emotions when connected to silence, slow time and listening to oneself, and return a travel experience that regenerates, despite the fatigue.
The experience of the Camino exposes one to an inevitable sense of vulnerability: the deafening muteness of the mountain broken only by the pattering of footsteps on the rock, the powerful and lush nature that one traverses, along with the sun, the rain, the torrents and the shortness of breath, remind us how small and weak we are, but step by step, with humility, our self-confidence grows and our reliance on the Spirit that speaks to each of us grows.
I take home a sense of enormous gratitude: the best souvenir
Since medieval times, every pilgrim going through the world greets with ‘ultreya et suseya’, but in Friuli the best greeting is always ‘mandi’!
Useful information:
Facilities that gave me special treatment as a traveller:
– B&B “Ai Crocus” – Cesclans di Cavazzo Carnico
– B&B “Ai Pellegrini” – Villa Santina
– B&B “Elison on the lake” – Sauris La Maina
– Hotel “Harry’s” – Zovello di Ravascletto
– B&B “Casa Ortis” – Paluzza
-Overnight stay at B&Bs, mountain huts, refuges or Albergo Diffusi for 30 to 45 euroEach village is connected daily with Tolmezzo (Ud) by the SAF line service
-Useful to contact the Archconfraternity Pieres vives S.Pietro di Carnia indicated on the website www.camminodellepievi.it
-Stock up on water at every village fountain
-Buy a few bags of freeze-dried food or something else, because there is a kitchen, but no food, in the hotels.
-Wear only long trousers and use tick repellent
-There are 20 official stages, but especially in the first part of the route, with no major differences in altitude, some can be combined.
-In high season, especially in the holiday destinations of Forni, Sauris and Sappada, book in advance.
-The parish churches that are usually closed are always open to pilgrims, upon request www.camminodelle pievi.it
-Waterproof hiking boots
-“Compeed” blister plasters
-Hiking poles
-In almost every village there is a small food shop
-It is advisable to buy the book/guide at www.camminodellepievi.it
-Pay attention to the opening days of the pharmacies, which are forced to alternate in the various villages.
13/07/2022 alle 10:20 am
Bellissimo articolo, l’ho letteralmente “bevuto”.
Mi sono sentita guidata in un percorso sensoriale e sacro al tempo stesso, la curiosità e la voglia di esplorare di sono accese. Insieme al riconoscere luoghi dove sono nata e cresciuta.
Grazie!
13/07/2022 alle 11:41 am
Grazie Milena, mi è utile ricevere un riscontro perchè il fine ultimo è quello di far conoscere il “nostro” Friuli.
Se passi da Spilimbergo (Pn) ne parliamo anche dal vivo!
13/07/2022 alle 12:08 pm
Come già ti ho scritto “ti invidio”!!! Sei eccezionale in ogni avventura che fai e riesci a trasmettere perfettamente le emozioni e le sensazioni che provi.
13/07/2022 alle 12:48 pm
Grazie Alba, ci provo!
13/07/2022 alle 5:01 pm
Fantastica donna! Quanto mi.piacerebbe camminare con te
13/07/2022 alle 6:06 pm
Grazie, il momento giusto arriverà…
13/07/2022 alle 5:02 pm
Ho apprezzato moltissimo.il rispetto con.il quale ti sei avvicinata a questi luoghi.
13/07/2022 alle 6:05 pm
Grazie Gina, solo così si sopravvive!
14/07/2022 alle 4:47 am
Credo come componente della confraternita dello Spirito Santo Pieres Vives di San Pietro in Carnia che ha lanciato l’iniziativa di poter esprimere un sincero ringraziamento per l’ottima descrizione del percorso. Sarà mia cura girare ai confratelli il post. Una bella soddisfazione per il comitato organizzatore che 12 anni fa ha dati inizio alla sua realizzazione con molto lavoro e sacrificio. Ogni anno un gruppo di volontari si premura di scalciare i sentieri di rinnovare la cartellonistica,senza l’appassionato lavoro di queste stupende persone tutto questo non sarebbe possibile. Auspico che il suo post possa appassionare altri giovani volenterosi per portare avanti questa bella esperienza.
14/07/2022 alle 9:04 am
Grazie Elda per le belle parole: non sono mai stata veramente sola lungo il Cammino perchè ovunque ho respirato “Pietre Vive”.
Il mio impegno è volto a valorizzare e promuovere la nostra bella Regione
19/07/2022 alle 7:37 pm
Gran bel resoconto di un gran bel percorso. Ispira ammirazione, invidia, curiosità. Brava Marina.
19/07/2022 alle 7:48 pm
Grazie Irene,tutto incomincia da un primo piccolo passo…e quanto a te non sei da meno!