di Giorgio Zanet (Accoglitore della città di Spilimbergo)

agosto 2022

Friuli terra di poeti, lavoratori e santi. Terra di popoli, culture e genti intrecciati fra loro. Passaggio di eserciti, a volte vinti a volte vincitori. Terra di sotans o di rivoltosi. Terra di ” Romea Strata“, di “Iulia Augusta”, di “Via Regia”, strade percorse da viaggiatori, vagabondi, ladruncoli e pellegrini. Passaggio di mercanti, artisti e mestieranti, più o meno validi a volte ciarlatani.

Ma soprattutto terra di devozione, di ex voto, di icone votive, di chiesette dedicate (glesiutis), di capitelli.

E nel tuo girovagare qualche volta a piedi più spesso in bicicletta, ti imbatti in molte di queste strutture, il più delle volte a caso. Molte volte ci passi vicino e non te ne accorgi, a volte invece ti fermi e osservi incuriosito, non con l’occhio dello studioso, dell’artista, dello scalpellino o dello scultore, ma con quello di chi ha piacere di scoprire qualcosa in più: l’occhio della tua curiosità.

E così ti chiedi il perché di tutte queste realtà tanto diverse e variegate, eppure ben conservate, testimonianza di una religiosità un po’… rallentata, ma che è ancora perpetuata e mantenuta nel tempo. Religiosità testimoniata da piccole cose: un affresco ben restaurato, un mazzo di fiori freschi magari di campo, una coroncina del rosario, un cero oramai spento, ma collocato in quel luogo da una mano desiderosa di serenità.

E allora si parte con un’idea in testa: collegare tutte queste realtà in un ipotetico tour ad anello, che abbia un inizio e una fine, raccontando fatti, personaggi, “santi e Madonne”, ma anche curiosità e aneddoti simpatici.

Itinerario delle Chiesette dello spilimberghese

Ma da dove partire, se non da piazza Duomo, il cuore spirituale della nostra Spilimbergo: la CHIESA DI SANTA CECILIA, le cui origini si perdono nel tempo. È la più antica fra le chiese cittadine, antecedente anche alla costruzione del Duomo: l’intitolazione a Cecilia lascia pensare che possa risalire addirittura a prima del Mille. Nel medioevo ospitava anche le riunioni dei capifamiglia, che condividevano (a volte in accordo, a volte in contrasto) con i Signori feudali la gestione del borgo.

Entrata alla Chiesetta di S.Cecilia – Duomo di Spilimbergo

L’edificio, ristrutturato dopo il terremoto del 1976, è ora utilizzato come luogo per esposizioni e iniziative culturali.

Scendiamo ora con attenzione lungo via dell’Ancora, quella che era una volta la strada di accesso dei viandanti al borgo medioevale. E, superata la Porta di Fossale (non c’è più, ma una targa ne indica la posizione), ci imbattiamo nella CHIESETTA DELLA MADONNA DELLA MERCEDE (popolarmente CHIESETTA DELL’ANCONA). L’edificio sovrasta quello che un tempo era il passaggio obbligato per attraversare il Tagliamento, e fungeva da salvezza contro i pericoli del fiume.

Fu ricostruita nel 1672 recuperando i materiali di un’altra chiesetta, più dentro al fiume, distrutta da una piena improvvisa. La leggenda racconta che l’immagine della Madonna con Bambino, portata più volte in salvo in Duomo dai paesani, ritornasse per disegno della Provvidenza Divina e venisse ritrovata nel luogo dove ora sorge l’edificio.

Veniva normalmente usata come stazione di attesa per quanti aspettavano il traghetto che regolarmente faceva la spola fra le due sponde del fiume. L’attraversata durava circa un’ora e poteva riservare dei rischi a causa della corrente o dei carichi eccessivi o mal dislocati; pertanto non mancava mai una preghiera di ringraziamento. Gli ex voto commissionati dalle persone miracolosamente salvate dal pericolo dell’acqua, oggi conservati in parrocchia, sono la testimonianza di quanto sto raccontando.

Proseguiamo ora lungo la strada che porta verso nord sulla sponda destra (via Tagliamento) e, superato il borgo con le case dei gravarôi (gli abitanti della Grava), saliamo lungo la cleva di Baseglia ( Baselia) in direzione del centro abitato.

Ci imbattiamo subito sull’ANCONA DELLA PIETÀ. Colpisce, ad uno sguardo attento, la particolarità dell’affresco raffigurato e da poco restaurato: la Madonna ,che porta sulle ginocchia il Cristo deposto dalla croce, appare particolarmente giovane, elegante e con lunghi capelli biondi. Una scena dove l’eleganza lascia il posto al dolore.

Ancòna della Pietà – Baseglia di Spilimbergo

Non serve risalire in bici, due passi e siamo davanti alla CHIESA DI SANTA CROCE, la chiesa della parrocchia di Baseglia.

Subito ci appare sulla sua grandiosità il primo San Cristoforo, che un tempo fungeva da “indicazione stradale” per quanti arrivavano dal guado sul Tagliamento.

Chiesa di S.Croce – Baseglia di Spilimbergo

L’edificio sacro conserva all’interno un meraviglioso affresco di Pomponio Amalteo, genero del Pordenone, che ci racconta la storia della Croce: Gesù davanti a Pilato, la salita al Calvario, la crocifissione, la morte, il compianto Cristo morto, la Resurrezione e poi il ritrovamento della croce da parte di Elena, la madre dell’imperatore Costantino..

Ora saliamo veramente in bici, sempre direzione nord, lungo via Leonardo Da Vinci e via San Marco e arriviamo “alla chiesa a picco sul fiume”: la CHIESA DI SAN MARCO. Siamo a Gaio ( Gjai ).

Chiesa di S. Marco – Gaio di Spilimbergo

Locata in splendida posizione, l’armonia del contesto fa di questo sito, assieme alla terrazza di Palazzo di Sopra, uno dei più affascinanti punti panoramici del territorio spilimberghese.

Di fronte, in lontananza oltre il fiume, i campanili di Vidulis, Carpacco, Villanova e sullo sfondo la collina con San Daniele. Fanno da cornice la corona delle nostre Alpi Carniche e Giulie con sullo sfondo sua maestà il Canin.

Lo sguardo spazia poi su tutta l’alta pianura friulana fino alle ultime propaggini del Carso, che si tuffa in mare nel golfo di Trieste.

Qui a Gaio troviamo, in seguito ai lavori di restauro degli anni settanta, sulla facciata che dà a sud, il secondo San Cristoforo, protettore dei viandanti e pellegrini. E quindi ai piedi della chiesa c’era un altro guado.

S.Cristoforo, Chiesa di S.Marco – Gaio di Spilimbergo

Anche qui un bellissimo portale di Giovanni Antonio Pilacorte, scultore trasferitosi a Spilimbergo dalla Lombardia nel 1400, e all’interno affreschi del “giovane” Pordenone.

Cornice alla chiesa, il cimitero del paese, che ci riporta ad antiche usanze, sopravvissute oramai solo nelle località di montagna.

Al crocevia di via Oberdan con via San Marco troviamo l’ANCONA DEL TIUSSI detta anche Madonna delle Grazie. Al primo sguardo ci appaiono subito centrali e in bella vista il leone di San Marco, lo stemma degli Spilimbergo, lo stemma dei Trus e quello dei Solimbergo, le famiglie dominanti dell’epoca. All’interno le figure di San Rocco (invocato contro la peste ricorrente in quegli anni) e Santa Caterina di Alessandria (protettrice di arti e mestieri).

Ancòna Madonna delle Grazie – Gaio di Spilimbergo

Ci apprestiamo ora ad attraversare il torrente Cosa, che fortunatamente troviamo in secca e quindi non ci bagniamo i piedi, per raggiungere l’abitato di Vacile . Ci accoglie subito la CHIESA DI SAN LORENZO, una delle chiese del Pordenone. In seguito a lavori di consolidamento e restauro, nel 1981 è stato portato alla luce un ciclo di affreschi eseguiti dal Pordenone allora poco più che ventenne.

Chiesa di S.Lorenzo – Vacile di Spilimbergo

Ma la nostra curiosità cade sulla statua detta della Madona dai oufs (Madonna delle uova). Si racconta che l’autore dell’opera sia stato pagato dalla parrocchia con le uova raccolte dalle famiglie di Vacile.

Capitello a Vacile di Spilimbergo

Percorriamo ora via della Bonifica per dirigerci a Istrago (Distrà) . Ci arriviamo sbucando su piazza Regina Margherita, dove ci appare subito maestosa la CHIESA DI SAN BIAGIO.

La chiesa fu rifatta nell’Ottocento e dell’edificio originale non esiste più niente. E qui non abbiamo molto altro da raccontare, se non una curiosità sugli abitanti di Istrago: si racconta che nel XV secolo siano stati tutti scomunicati, in quanto si erano rifiutati di pagare le decime dovute (cioè le tasse ecclesiastiche).

Ma un po’ più interessante, in quanto anche qui aleggia il ricordo di un episodio leggendario, su via Giulia angolo via De Rosa, troviamo la CAPPELLA DELLA MADONNA DELLA SALUTE.

Cappella Madonna della Salute – Istrago di Spilimbergo

Fu edificata agli inizi dell’Ottocento per volere della famiglia Zuliani, per ottemperare ad un voto fatto per un figlio in pericolo di vita.

Ma si racconta anche della liberazione del paese dal flagello dei bruchi. Alla fine dell’Ottocento, la leggenda narra, che il paese di Istrago fu invaso da bruchi, di cui nessuno conosceva la provenienza. Devastavano campi e orti, entravano nelle case, assalivano le dispense saccheggiando i pochi generi alimentari custoditi. Solo le preghiere rivolte alla Madonna e la sua intercessione, fecero in modo che i bruchi di colpo sparissero senza lasciare traccia.

Capitello tra Istrago e Tauriano di Spilimbergo

Ci attende ora un lungo trasferimento su via Istrago in direzione Tauriano ( Taurian ). Sulla sinistra, in prossimità del cimitero sorge, sopra un tumulo protostorico risalente all’età del bronzo, la CHIESETTA DI SAN ROCCO.

Chiesetta di S.Rocco – Tauriano di Spilimbergo

L’ennesima pestilenza diede il via, agli inizi del Cinquecento, alla costruzione di questo edificio.

La Confraternita di San Rocco, attiva a Tauriano , acquistò da privati l’area e dedicò la struttura al santo. L’edificio, oltre a funzioni sacre, fungeva sicuramente anche a quelle di ricovero ed assistenza per quanti venivano colpiti dalla pestilenza.

Ogni anno il 16 Agosto veniva organizzata una grande festa/mercato con esposizione di mercanzie e commercio di animali, tanto che la zona ancora oggi dagli anziani del paese viene ricordata come “via del Mercato”.

La chiesa parrocchiale di Tauriano, dedicata a SAN NICOLO’, si presenta al suo interno ricca di affreschi riapparsi dopo i lavori post terremoto.

E qui sulla facciata rivolta a est troviamo il terzo San Cristoforo.

Chiesa di S.Nicolò – Tauriano di Spilimbergo

Il suo interno meriterebbe sicuramente una sosta più approfondita, se non altro per la qualità e quantità di opere pittoriche presenti organizzate su più livelli ed eseguite con valida maestria da pittori importanti che hanno operato in queste zone.

Rimaniamo a Tauriano e all’inizio di via Tesis, la vecchia strada dei guadi, ci appare la CAPPELLA DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO (detta anche Ancona di San Cristoforo o popolarmente Anconuta).

Cappella Madonna del Buon Consiglio – Tauriano di Spilimbergo

Certo che questo San Cristoforo non ci lascia in pace e la sua presenza è davvero inquietante!!! Riccamente affrescata, ha una particolarità. Sui muri dell’abside compaiono, in latino, le testimonianze lasciate da pellegrini polacchi che attraversavano queste terre per dirigersi alle università di Padova e Bologna o alle mete spirituali di Roma, Gerusalemme o Santiago di Compostela.

Di qui passava infatti la famosa via Regia che, partendo da Cracovia, passava per Vienna e dopo 900 km di cammino arrivava qui, per proseguire poi verso le località sopra nominate.

Superato il guado del Tagliamento, in attesa di attraversare Meduna e Cellina, la chiesetta fungeva da luogo di riparo in caso di pioggia, di posto sicuro per passare una notte di riposo, o semplicemente per una attimo di conforto spirituale. Erano viaggiatori bavaresi, polacchi, boemi, ungheresi e sloveni, ma non sempre pellegrini devoti. Talvolta piuttosto vagabondi, ladruncoli, truffatori, studenti o anche pellegrini per conto terzi, che intraprendevano il viaggio dietro pagamento. Le iscrizioni, ancora leggibili, riportano spesso l’origine dell’autore.

Siamo ancora a Tauriano ma lasciamo il paese percorrendo via San Giorgio e via Hermada, fino ad arrivare a Barbeano (Barbean ). Ci dirigiamo naturalmente dove? Verso la zona dei guadi e li ci imbattiamo nella CHIESETTA DI SANT’ANTONIO ABATE.

Chiesetta S.Antonio Abate – Barbeano di Spilimbergo

Anche qui un guado e anche qui una glesiuta. Dedicata a Sant’Antonio Abate (popolarmente sant Antoni dal purcit) ci riporta alla spiritualità popolare che aveva eletto questo santo come protettore degli animali da cortile.

L’effige del santo un tempo la trovavamo appesa alle porte di tutte le stalle dei contadini.

Anche questo edificio, riccamente affrescato da Gianfrancesco da Tolmezzo intorno al 1481 su incarico dei signori di Spilimbergo, ci racconta della nascita di Gesù e di un Giudizio universale… a metà, dove mancano le figure dei cattivi, andate perse con il tempo , le intemperie o la mano di qualcuno che mal digeriva la loro presenza.

Risaliamo in bicicletta alla volta di Gradisca (Gradiscja). Ci sono due strade possibili: una passa per la borgata di Bussolino, in direzione est;

Chiesa di S.Stefano – Gradisca di Spilimbergo

l’altra per Provesano, in direzione sud (in questa seconda opzione merita fare una sosta nel paese, dove sorge la chiesa di San Leonardo, pure questa riccamente affrescata da Gianfrancesco da Tolmezzo).

Entrati a Gradisca, in fondo a piazza Gorizia ci appare la CHIESETTA DELLA MADONNA DI FATIMA (anche Regina della pace o popolarmente Madona dal colera).

Di nuovo le pestilenze, di nuovo sulla strada del guado, di nuovo ex voto e chiesette votive a chiudere il cerchio.

Ancora oggi il 22, 23, 24 luglio la gente di Gradisca si reca in processione in questo luogo a ricordo dell’epidemia di colera particolarmente violenta del 1886. Ma all’epoca era poco più che un’ancona; fu un nuovo ex voto nel pieno della Seconda guerra mondiale a dare il via ai lavori di restauro e ammodernamento della chiesetta attuale.

Chiesetta Madonna di Fatima – Gradisca di Spilimbergo

Ci dirigiamo ora verso l’uscita del paese , in direzione della chiesa parrocchiale, e non possiamo non notare sulla destra, sulla parete di un edificio privato, una EDICOLA DEVOZIONALE opera del pittore Gasparo Narvesa, artista spilimberghese del 1500/1600, con San Floriano, protettore contro gli incendi.

Edicola devozionale a San Floriano – Gradisca di Spilimbergo

Dopo uno sguardo furtivo alla chiesa parrocchiale, dislocata in posizione defilata rispetto al paese, sulla direttrice del guado del Cosa, ci attende ora l’ultima fatica: la risalita a Spilimbergo.

La facciamo tutta d’un fiato, in quanto vediamo oramai vicina la meta del nostro giro.

Anche qui ci sono due strade possibili: quella alta, che passa per borgo Navarons; o quella bassa, che si dirige verso il ponte di Dignano. Nel primo caso, arrivati all’incrocio con via San Giovanni Eremita, prendiamo a destra; nel secondo caso percorriamo intera la salita di via Udine, strada più breve ma un po’ più trafficata (dovrò cercare una alternativa per evitare il traffico automobilistico).

In entrambi i casi ci troviamo in prossimità della CAPPELLA DI SAN GIOVANNI EREMITA ( San Zuan Remit )dove gli affreschi raccontano della danza della figlia di Erode, Salomè, che danzò talmente bene da chiedere e ottenere in premio, servita su un vassoio d’argento , la testa mozzata del Giovanni Battista, che evidentemente le stava assai antipatico!

Cappella di S.Giovanni Eremita – Spilimbergo

In origine la zona era sede di un ospedale, inteso come luogo di ospitalità, sorto sopra ad un antico guado sul Tagliamento.

La cappella (che in realtà è nient’altro che l’abside rimasta della vecchia chiesa), ora di proprietà privata, viene aperta ai fedeli per la celebrazione della Santa Messa il giorno della ricorrenza di San Giovanni Battista (la mattina “all’alba” del 24 giugno).

Marina e Giorgio presso la Cappella di S.Giovanni Eremita

È facile ora chiudere il cerchio, perché ci appare verso nord il campanile del nostro DUOMO.

Ci arriviamo in un attimo! I lavori iniziarono il 4 ottobre 1284 per volontà di Walterpertoldo II su concessione del vescovo di Concordia.

La prima messa fu celebrata il 26 dicembre del 1358 a conclusione dei lavori dell’abside e dell’altare maggiore. Edificio dedicato a Santa Maria con il titolo di ” Maggiore” a celebrare la grandiosità dell’edificio.

Ennesimo San Cristoforo sulla facciata nord, e un altro all’interno della chiesa.

Ma non mi soffermo molto sui particolari di questa struttura monumentale, la cui descrizione richiederebbe ben più delle pagine sin qui scritte. Lascio a voi l’interesse e la curiosità della scoperta. Entrate in silenzio e fatevi rapire dalla magnificenza e bellezza di questo monumento. Sedetevi un attimo ad assaporare senza commenti la spiritualità del luogo e ne uscirete sicuramente più arricchiti.

Abbiamo così terminato il nostro giro, abbiamo percorso circa 30 km, conosciuto storie, artisti, luoghi un po’ magici e a volte leggendari. Ci siamo riempiti il cuore di spiritualità e siamo stati bene con noi stessi. Lascio a voi ora la voglia di ripercorrere queste strade con la mia stessa curiosità, con l’augurio che possiate magari trovare qualcosa di nuovo non narrato e rientrare anche voi alle vostre case dopo essere stati bene con voi stessi.

Buona strada!

(Per le notizie, ci si è giovati delle schede prodotte da Claudio Romanzin per il progetto “Pais di rustic amour”)


Spilimbergo, land of….

Friuli, land of poets, workers and saints. Land of intertwined peoples, cultures and people. Passage of armies, sometimes vanquished, sometimes victors. Land of sotans or rebels.
Land of ‘Romea Strata’, of ‘Iulia Augusta’, of ‘Via Regia’, roads travelled by travellers, vagabonds, thieves and pilgrims. Passage of merchants, artists and tradesmen, more or less valid sometimes charlatans.


But above all, a land of devotion, of votive icons, of dedicated churches (glesiutis), of capitals.
And in your wanderings sometimes on foot, more often by bicycle, you come across many of these structures, most often at random.

Many times you pass by them and do not notice them, sometimes you stop and look at them curiously, not with the eye of the scholar, the artist, the stonemason or the sculptor, but with the eye of someone who likes to discover something more: the eye of your curiosity.


And so you ask yourself why there are so many different and varied, yet well-preserved realities, evidence of a religiosity that has slowed down but is still perpetuated. slowed down, but which is still perpetuated and maintained over time.

Religiosity witnessed by small things: a well-restored fresco, a bouquet of fresh flowers perhaps from the field, a rosary chaplet, a candle now extinguished but placed there by a hand eager for serenity.


And so we set off with an idea in our heads: to connect all these realities in a hypothetical ring tour, which has a beginning and an end, recounting facts, characters, ‘saints and Madonnas’, but also curiosities and amusing anecdotes.


But where better to start than from Piazza Duomo, the spiritual heart of our Spilimbergo: the CHURCH OF SANTA CECILIA, whose origins are lost in time.

It is the oldest of the town’s churches, even predating the construction of the Duomo: the dedication to Cecilia suggests that it may date back to before the year 1000.

In the Middle Ages it also hosted the meetings of the heads of families, who shared (sometimes in agreement, sometimes in contrast) with the feudal lords the management of the village.

The building, renovated after the 1976 earthquake, is now used as a venue for exhibitions and cultural initiatives.


Let us now carefully walk down Via dell’Ancora, what was once the access road for wayfarers to the medieval village. And, having passed the Porta di Fossale (it is no longer there, but a plaque indicates its location), we come across the CHIESETTA DELLA MADONNA DELLA MERCEDE (popularly CHIESETTA DELL’ANCONA).

The building overlooks what was once the obligatory passage to cross the Tagliamento, and served as a safeguard against the dangers of the river. It was rebuilt in 1672 by recovering the materials of another small church, further into the river, destroyed by a sudden flood.

Legend has it that the image of the Madonna and Child, carried several times to safety in the cathedral by the villagers, returned by a design of Divine Providence and was found in the place where the building now stands.

It was normally used as a waiting station for those waiting for the ferry that regularly shuttled between the two banks of the river. The crossing took about an hour and could be risky due to the current or excessive or misplaced loads, so a prayer of thanksgiving was never missed.

The votive offerings commissioned by the people miraculously saved from the danger of the water, now kept in the parish, bear witness to what I am recounting.


We now continue along the road that leads northwards on the right bank (via Tagliamento) and, having passed the village with the houses of the gravarôi (the inhabitants of the Grava), we ascend along the cleva di Baseglia (Baselia) towards the town centre.


We immediately come upon the ANCONA DELLA PIETÀ. At a closer look, one is struck by the particularity of the fresco depicted, which has recently been restored: the Madonna, who
carrying on her knees the Christ deposed from the cross, appears particularly young, elegant and with long blond hair. A scene where elegance gives way to pain.

There is no need to go back on the bike, two steps and we are in front of the CHURCH OF SANTA CROCE, the parish church of Baseglia Immediately we see the grandiose St. Christopher, which once served as a ‘road sign’ for those arriving from the ford on the Tagliamento.

Inside the sacred building is a marvellous fresco by Pomponio Amalteo, Pordenone’s son-in-law, which tells us the story of the Cross: Jesus before Pilate, the ascent to Calvary, the crucifixion, death, the mourning of the dead Christ, the Resurrection and then the finding of the cross by Helena, the mother of Emperor Constantine…


Now we really get on our bikes, still heading north, along Leonardo Da Vinci Street and St Mark’s Street and arrive at ‘the church overlooking the river’: the CHURCH OF SAN MARCO.

We are in Gaio ( Gjai ). Located in a splendid position, the harmony of the context makes this site, together with the terrace of Palazzo di Sopra, one of the most fascinating viewpoints in the Spilimbergo area.

Opposite, in the distance across the river, the bell towers of Vidulis, Carpacco, Villanova and in the background the hill with San Daniele. Framed by the crown of our Carnic and Julian Alps with his majesty the Canin in the background.

The view then sweeps over the entire Friulian plain to the last offshoots of the Karst, which plunges into the sea in the Gulf of Trieste.

Here in Gaio we find, following restoration work in the 1970s, on the façade facing south, the second St Christopher, protector of travellers and pilgrims. And so at the foot of the church was another ford.

Here, too, there is a beautiful portal by Giovanni Antonio Pilacorte, a sculptor who moved to Spilimbergo from Lombardy in 1400, and inside, frescoes by the ‘young’ Pordenone.

Framing the church is the village cemetery, which takes us back to ancient customs, now only surviving in mountain villages.


At the crossroads of Via Oberdan with Via San Marco we find the ANCONA DEL TIUSSI also known as the Madonna delle Grazie. At first glance, the lion of St. Mark, the coat of arms of the Spilimbergo family, the coat of arms of the Trus family and that of the Solimbergo family, the ruling families of the time, appear centrally and in full view. Inside, the figures of St Roch (invoked against the recurrent plague in those years) and St Catherine of Alexandria (patron saint of arts and crafts).


We are now preparing to cross the Cosa torrent, which fortunately runs dry and so we do not get our feet wet, to reach the village of Vacile .

We are immediately welcomed by the CHURCH OF SAN LORENZO, one of Pordenone’s churches. Following consolidation and restoration work, a cycle of frescoes painted by Pordenone in his early twenties was brought to light in 1981.

But our curiosity falls on the statue known as the Madona dai oufs (Madonna of the eggs). It is said that the author of the work was paid by the parish with eggs collected from the families of Vacile.


We now walk along via della Bonifica to head to Istrago (Distrà) .

We get there by coming out onto piazza Regina Margherita, where the CHURCH OF SAN BIAGIO immediately appears majestic.

The church was rebuilt in the 19th century and nothing remains of the original building. And here we don’t have much more to tell, except for a curiosity about the inhabitants of Istrago: it is said that in the 15th century they were all excommunicated because they refused to pay the tithes due (i.e. church taxes).


But a little more interestingly, as the memory of a legendary episode also hovers here, on Via Giulia at the corner of Via De Rosa, we find the CHAPEL OF THE MADONNA DELLA SALUTE. It was built in the early 19th century at the behest of the Zuliani family, to fulfil a vow made for a son whose life was in danger. It also tells of the liberation of the village from the scourge of caterpillars.

At the end of the 19th century, legend has it, the village of Istrago was invaded by caterpillars, whose origin no one knew.

They ravaged fields and gardens, broke into houses, assaulted pantries and plundered the
few stored foodstuffs. Only prayers to Our Lady and her intercession ensured that the caterpillars suddenly disappeared without a trace.


A long transfer now awaits us on the Istrago road in the direction of Taurian ( Taurian ).

On the left, near the cemetery stands, on top of a proto-historic tumulus dating back to the Bronze Age, the CHURCH OF SAN ROCCO.

The umpteenth plague triggered the construction of this building in the early 16th century. The Confraternity of St. Roch, active in Tauriano, purchased the area from private individuals and dedicated the structure to the saint. In addition to its sacred functions, the building certainly also served as a shelter and assistance for those affected by the plague.

Every year on 16 August, a large feast/market was organised with a display of merchandise and animal trading, so much so that the area is still remembered as ‘via del Mercato’ (market street) by the village elders.


The parish church of Tauriano, dedicated to SAN NICOLO’, has a rich interior with frescoes that reappeared after the post-earthquake work.

And here on the east-facing façade we find the third St Christopher.

Its interior would certainly deserve a more in-depth visit, if only for the quality and quantity of paintings present, organised on several levels and executed with valid skill by important painters who worked in this area.


We remain in Tauriano and at the beginning of Via Tesis, the old fords road, the CHAPEL OF THE MADONNA DEL BUON CONSIGLIO (also known as Ancona di San Cristoforo or popularly Anconuta) appears to us. Of course this San Cristoforo doesn’t leave us alone and his presence is truly disturbing!!!

Richly frescoed, it has a peculiarity. On the walls of the apse appear, in Latin, the testimonies left by Polish pilgrims who passed through these lands on their way to the universities of Padua and Bologna or to the spiritual destinations of Rome, Jerusalem or Santiago de Compostela. In fact, the famous Via Regia passed through here, which, starting from Krakow, passed through Vienna and after 900 km of walking arrived here, to then continue on to the above-mentioned places.


Having crossed the ford of the Tagliamento, while waiting to cross the Meduna and Cellina, the little church served as a place of shelter in case of rain, a safe place to spend a night’s rest, or simply for a moment of spiritual comfort.

They were travellers from Bavaria, Poland, Bohemia, Hungary and Slovenia, but not always devout pilgrims. Sometimes rather vagabonds, thieves, swindlers, students or even pilgrims for hire, who undertook the journey against payment. The inscriptions, which are still legible, often mention the origin of the author.


We are still in Tauriano, but we leave the town along Via San Giorgio and Via Hermada, until we reach Barbeano (Barbean ).

We head, of course, where? Towards the fords area and there we come across the CHURCH OF SANT’ANTONIO ABATE.

Also here a ford and also here a glesiuta. Dedicated to St Anthony Abbot (popularly sant Antoni dal purcit), it takes us back to the popular spirituality that had elected this saint as the protector of farm animals. The effigy of the saint was once found hanging on the doors of all the farmers’ stables.

This building too, richly frescoed by Gianfrancesco da Tolmezzo around 1481, commissioned by the lords of Spilimbergo, tells us of the birth of Jesus and of a Last Judgement… in the middle, where the figures of the bad guys are missing, lost to time, bad weather or the hand of someone who resented their presence.


We cycle back to Gradisca (Gradiscja). There are two possible routes: one passes through the hamlet of Bussolino, heading east; the other through Provesano, heading south (in this second option it is worth stopping in the village, where the church of San Leonardo, also richly frescoed by Gianfrancesco da Tolmezzo, stands).

Entering Gradisca, at the end of Piazza Gorizia, the CHURCH OF THE MADONNA DI FATIMA (also Queen of Peace or popularly Madona of Cholera) appears to us.

Again the plagues, again on the ford road, again votive offerings and votive churches to close the circle.

Even today, on 22, 23, 24 July, the people of Gradisca go in procession to this place in memory of the particularly violent cholera epidemic of 1886. But at the time it was little more than an altarpiece; it was a new ex-voto at the height of the Second World War that initiated the restoration and modernisation of the present church.

We now head towards the exit of the village, in the direction of the parish church, and cannot fail to notice on the right, on the wall of a private building, a DEVOTIONAL EDICOLA by the painter Gasparo Narvesa, an artist from Spilimbergo in the 1500s/1600s, depicting St Florian, protector against fires.


After a furtive glance at the parish church, located in a defiladed position with respect to the town, on the route of the ford of the Cosa, the last effort now awaits us: the ascent to Spilimbergo. We do it all in one breath, as we now see the destination of our tour approaching.

Here, too, there are two possible roads: the high road, which passes through the hamlet of Navarons; or the low road, which heads towards the bridge of Dignano.

In the first case, having arrived at the crossroads with via San Giovanni Eremita, we take a right; in the second case we take the entire ascent of via Udine, a shorter but somewhat busier road (I will have to look for an alternative to avoid the car traffic).


In both cases, we find ourselves near the CHAPEL OF SAN GIOVANNI EREMITA ( San Zuan Remit ), where the frescoes tell of the dance of Herod’s daughter Salome, who danced so well that she asked for and received as a prize, served on a silver platter, the severed head of John the Baptist, who she evidently disliked a lot! Originally, the area was the site of a hospital, intended as a place of hospitality, built above an ancient ford on the Tagliamento River.

The chapel (which is actually nothing more than the remaining apse of the old church), now privately owned, is opened to the faithful for the celebration of Holy Mass on the feast day of St John the Baptist (the morning ‘at dawn’ of 24 June).
It is easy now to close the circle, as the bell tower of our DUOMO appears to the north. We get there in a flash! Work began on 4 October 1284 at the behest of Walterpertoldo II, by concession of the Bishop of Concordia. The first mass was celebrated on 26 December 1358 on completion of the work on the apse and high altar.

Building dedicated to St Mary with the title ‘Major’ to celebrate the grandeur of the building. Yet another St Christopher on the north façade, and another inside the church. But I will not dwell much on the details of this monumental structure, the description of which would require far more than the pages written here. I leave the interest and curiosity of discovery to you.

Enter in silence and be enraptured by the magnificence and beauty of this monument. Sit for a moment and savour the spirituality of the place without comment and you will surely come away enriched.


So we finished our tour, we travelled about 30 km, got to know stories, artists, magical and sometimes legendary places. We filled our hearts with spirituality and felt good about ourselves. I now leave it to you to retrace these roads with the same curiosity as I did, in the hope that you will perhaps find something new that has not been told and return to your homes after having had a good time with yourselves.


Have a good journey.

(For the news, we took advantage of the files produced by Claudio Romanzin for the “Pais di rustic amour” project)