Camminare lentamente attraverso antichi sentieri a Castelnovo del Friuli

di Marina Del Colle

18 luglio 2022

A ridosso delle Dolomiti Friulane, incassato tra verdi promontori selvaggi a bassa quota, attraversati dal torrente Cosa, c’è un piccolo mondo antico da scoprire: è Castenovo del Friuli, il Comune che non esiste, un labirinto di n.38 borgate abitate (storicamente ce n’erano 43), distanti tra loro e nascoste allo sguardo dei più, generalmente posizionate in cima ad un colle, dove una di queste costituisce il riferimento amministrativo: Paludea.

Paludea di Castelnovo del Friuli

Nato ai tempi delle grandi invasioni barbariche quando la gente si nascose negli anfratti delle valli per sfuggire alle incursioni, ancora oggi questa zona collinare mantiene una particolare natura degli insediamenti abitativi.

Chiesa di Borc e Villa Sulis – Castelnovo del Friuli

Purtroppo il terremoto del 1976 ha distrutto una parte di storia, ma l’occhio attento scorge ancora infiniti particolari del passato.

In origine c’erano grandi boschi, ma durante i secoli agricoltura e pastorizia presero il sopravvento: il particolare susseguirsi dei rilievi non permise mai facili spostamenti e di conseguenza i nuclei familiari si insediarono in loco, spesso abbarbicati sulla sommità delle colline.

Pianura friulana occidentale e fiume Tagliamento – Borc di Castelnovo del Friuli

Il terreno arenario e poco roccioso, il disboscamento e lo sfruttamento di ogni possibile prato, resero le colline particolarmente esposte all’erosione dell’acqua e perciò poco adatte alle costruzioni, così il luogo ancora oggi è un piccolo gioiello nella natura, con scarsa densità demografica.

Molte frazioni portano il nome della famiglia che si era stabilita oppure il nome geografico (es. Oltrerugo- oltre il ruscello, Paludea- zona di paludi) e sono collegate tra loro da una fitta rete di sentieri che sono oggi gran parte praticabili sia a piedi che in MTB.

Sentiero – Castelnovo del Friuli

Anche grazie a volontari e alla dedizione dei ragazzi dell’ Associazione “Zero Asfalto” questi sentieri vengono tenuti puliti per frenare l’ avanzamento del bosco, per onorare la Storia e offrire spazi curati di natura e piacere per le attività all’aria aperta.

Sono spazi naturali, da vivere lentamente e con curiosità, dove l’abbandono e lo spopolamento sofferto da decenni, offrono oggi vitalità e valore aggiunto , specie per la qualità della vita e l’ambiente sano.

Apiario – Castelnovo del Friuli

Il borgo storico più importante è Borc, dove ancora troneggia il torrione del castello medioevale, che oggi funge da campanile e dove, durante la dominazione della Serenissima ( 1420-1797), ebbero giurisdizione anche i temibili Savorgnan, fedelissimi a Venezia che incutevano più timore che rispetto; essi imposero alla gente la coltivazione della vite e degli alberi da frutto, specie delle mele, perchè costituivano una ottima e durevole provvista per gli equipaggi delle navi, a scongiuro dello scorbuto.

Torre campanaria della Chiesa di S.Nicolò – Borc di Castelnovo del Friuli

La tipica e storica produzione di frutta della Val Cosa, mele (canada rusin e vert, rosa mantovana, renetes, da la rosa, milanès, di S.Pieri, dal vueli, ape, zeuka, calemans), pere (moscatei, mani lunc, di S.Jacum, di vendema, ufièi, ruvignats, canelins, ravadòrs), ciliegie, pesche, fichi, prugne, nespole, castagne, noci, favorita dalla tipologia del territorio, finiva prevalentemente nelle mani di Venezia, la città che risaputamente “non ara, non semina, non vendemmia”.

Gli innumerevoli alberi da frutto erano utilizzati anche come sostegno vivo per le viti.

Cipolla Rosa della Val Cosa (Prodotto Agricolo Tradizionale) – Vigna di Castelnovo del Friuli

Fino alla metà del 1900 le donne castellane “Rivindìcules”, con i loro cesti ripieni di frutta e verdura in vendita, erano una presenza costante nei mercati limitrofi di Spilimbergo, Maniago e San Daniele del Friuli e ancora oggi l’omonima Associazione si occupa della custodia della biodiversità e del riconoscimento dei prodotti agroalimentari tradizionali della zona: la cipolla rosa della Val Cosa, il cavolo broccolo, i fagioli, il miele, la frutta, il formaggio salato della Val Cosa, i vini autoctoni Ucelùt e Piculìt Neri.

“Rivindicules” castellane – Mercato di Spilimbergo

L’Ucelut è un vitigno a bacca bianca di origine selvatica, poi addomesticato dall’uomo, che in origine attecchiva e si avvinghiava sui tronchi degli alberi, lasciando cadere i tralci in forma di liana, mentre il Piculìt Neri è vicino come varietà ad un Refosco gentile.

Storica insegna in ferro battuto della Trattoria Vigna – Vigna di Castelnovo del Friuli
Caratteristico “fogolàr” friulano sala interna -Trattoria Vigna

Nella borgata di “Vigna”, all’ombra della Chiesa di Broc che regna maestosa sulla sottostante pianura friulana solcata dal fiume Tagliamento, l’omonima centenaria trattoria invita alla sosta: la dolcezza e la tenacia di Mirella, titolare che rappresenta la quarta generazione, insieme all’allegria e alla professionalità della cuoca Mady, formano un connubbio perfetto capace di trasformare i prodotti, con gusto e creatività.

Mirella Colledani e Mady Lena – Trattoria Vigna

Pasteggiare all’ombra della vigna e riconoscere i prodotti slow food che dall’orto entrano direttamente nel piatto, trasformati in stupore, è una singolare esperienza gustativa di conoscenza del territorio.

Esterno Trattoria Vigna – Vigna di Castenovo del Friuli
Trattoria Vigna con orto
Pitìna IGP e Cipolla Presidio Slow Food – Trattoria Vigna
Sfoglie di polenta con formaggio salato – Trattoria Vigna

Poco distante, in una caratteristica casa carnica del 1600, la raccolta archeologica di Villa Sulis racconta di come l’argilla del terreno seppe essere trasformata in ceramica per diventare redditizia.

Sentieri, mulattiere, strade forestali o piccole vie, formano ancora oggi una rete capillare di “trois” che si ramificano nel territorio collegando le borgate tra loro, spesso all’ ombra del bosco.

Rizzos di Castelnovo del Friuli

Il segnavia azzurro del Cammino di San Cristoforo, presente in più punti, segue l’itinerario della tappa n.4 che attraversa anche le tante “clapadorie”, strade selciate formate da pietre lavorate a mano, spesso incorniciate da muretti a secco (dichiarati Patrimonio Unesco) che caratterizzano il luogo.

Interpretazione artistica di Carlo Vidoni sul Cammino di San Cristoforo – località Puntic, Molevana di Travesio
Tabellazione dei sentieri in Italiano e friulano – Castelnovo del Friuli
“Clapadorie” con muretti a secco – Almadis di Castelnovo del Friuli

Due punti cardine per l’orientamento: la presenza di piccole edicole o crocefissi spesso in legno e le immancabili fontane, un tempo il principale luogo di incontri, assieme a latterie e osterie.

Piccola ancòna – Vigna di Castelnovo del Friuli

Due appassionati del luogo, Massimo Scatton e Donatella Cesare sono invece fonti preziose di informazione per partecipare a escursioni organizzate.

Non rimane che prendere lo zaino e partire!

Qui sotto la traccia GPS del semplice percorso a piedi:

https://strava.app.link/KM8UxnCZOrb

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Where to walk in Val Cosa – Friuli

A relaxing walk in the labyrinth of Castelnovo del Friuli

Behind the Friulian Dolomites, nestled between wild green promontories crossed by the Cosa torrent, there is a small ancient world to discover: it is Castelnovo del Friuli, the Municipality that does not exist, a labyrinth of 38 inhabited hamlets (historically there were 43), distant from each other and hidden from the sight of most people, generally located on the top of hill, where one of them constitutes the administrative reference point: Paludea.

Born at the time of the great barbarian invasions when people hid in the ravines of the valleys to escape incursions, even today this hilly area retains a particular nature of settlements.

Unfortunately, the 1976 earthquake destroyed a part of history, but the attentive eye still glimpses endless details of the past.

Originally, there were large forests, but over the centuries agricolture and pastoralism took over: the peculiar succession of reliefs never allowed easy movement, and consequently families settled there, often clinging to the hilltops.

The sandy and scarcely rocky terrain, deforestation and the exploitation of ever possible meadow made the hills particularly exposed to water erosion and therefore unsuitable for construction, so that the place is still a small jewel in nature, with low population density.

Many hamlets bear either the name of the family that settled there or the geographical name (e.g. Oltrerugo – beyond the stream, Paludea – marshland area) and are linked by a dense network of paths, most of which are now practicable both on foot and by mountain bike.

Also thanks to volunteers and the dedication of the young people of ‘Zero Asfalto? Association, these streets are kept clean by curbing the advancement of the forest to honour history and offer well-kept spaces of nature and pleasure for outdoor activities.

They are natural spaces, to be experienced slowly and with curiosity, where the abandonment and depopulation suffered for decades now offer vitality and added value, especially in terms of quality of life and a healthy environment.

The most important historical village is Borc, where the tower of the medieval castle still stands, which today serves as a bell tower, and where, during the domination of Venice and aroused more fear than respect; they imposed the Serenissima (1420-1797), the fearsome Savorgnan cultivation of vines and fruit trees on the people, especially had jurisdiction. They were very loyal to Venice and aroused more fear than respect; they imposed the cultivation of vines and fruit trees on the people, especially apples, because they were an excellent and lasting supply for the ships’ crews to ward off scurvy.

The typical and historical fruit production of the Val Cosa, apples (canada rusin and vert, rosa mantovana, renetes,da la rosa, milanès, di S.Pieri, dal vueli, ape, zeuka, calemans), pears (moscatei, mani lunc, di S. Jacum, di vendema, ufièi, ruvignats, canelins, ravadòrs), cherries, peaches, figs, plums, medlars, chestnuts, walnuts, favoured by the type of terrain, ended up mainly in the hands of Venice, the city that famously ‘does not plough, does not sow, does not harvest’.

Until the mid-1900s, the ‘Rivindicules’ Castelnovo women, with their baskets filled with fruit and vegetables for sale, were a constant presence in the neighboring markets of Spilimbergo, Maniago and San Daniele de Friuli, and even today the association named after them is involved in the preservation of biodiversity and the recognition of traditional agri-food products od the area: the Val Cosa pink onion, broccoli cabbage, beans, honey, fruit, Val Cosa salted cheese, and the indigenous Ucelùt and Piculìt Neri wine.

In the hamlet of ‘Vigna’, in the shadow of the Church of Borc that reigns majestically over the Friulian plain below, furrowed by Tagliamento river, the century-old trattoria named after it invites you to take a break: the sweetness and tenacity of Mirella, the owner who represents the fourth generation, together with the cheerfulness and professionalism of the cook Mady, form a perfect combination capable of transforming all these products on the plate, with taste and creativity.

Meandering in the shade of vineyard and recognising the slow food products that come directly from the garden onto the plate, transformed into magic, is a singular taste experience of knowledge of the place.

Not far away, in a characteristic Carnic hause from the 1600s, the archaeological collection of Villa Sulis tells the story of how clay from the soil was transformed into pottery to become profitable.

Paths, mule tracks and small roads still from a capillary network of ‘trois’ that branch out across the territory, linking the hamlets to one another, often in the shade of pleasant beech forests.

The blue marker of the Cammino di San Cristoforo, present in several places, indicates the itinerary of stage n.4 which winds its way along the many ‘clapadorie’, paved roads made of hand-worked stones, often framed by dry stone walls (declared a Unesco heritage site) that characterise the area.

Two pivotal points for orientation: the presence of small shrines or crucifixes often made of wood and ever-present fountains, once the main meeting place, along with dairies and taverns.

Two local enthusiasts, Massimo Scatton and Donatella Cesare, on the other hand, are valuable sources of information for participating in organised excursions.

What is left to do is to grab your backpack and go!

Below is the GPS trail for the simple walk of about 10 km and 2.30 hours.

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(translated by Marta De Rosa)