di Irene Pellegrini – 13 ottobre 2022
I luoghi romani diffondono sempre un’aura speciale di grande tranquillità e insieme di semplice gaiezza. Mi è capitato più volte di arrivare in un sito di rovine o strade romane e di sentire distintamente quello che ora si chiamerebbe “energia positiva” di quei luoghi fatta del silenzio attento, dallo scorrere dell’acqua e dalla piacevolezza di un ambiente a misura d’uomo, mai estremo.
Aquileia ne è eccellente esempio, un luogo dove ridono le fontane di risorgiva e le pietre antiche riflettono la luce della laguna. Qualsiasi escursione nel suo territorio è fonte di soddisfazione per gli occhi e non solo.
Zainetto sulle spalle, accendo la mia Vespa Sprint grigio metallizzato del 1965. La Vespa si adatta perfettamente all’andar turistico che il territorio di Aquileia richiede, ti permette le soste improvvise per scattare foto e per chiedere informazioni ai locali. E’ un puro piacere poi far girare la testa a tutti gli appassionati vespisti del Friuli.
Parto da Belvedere, all’imbocco del ponte di Grado dove la villa Savorgnan-Fior-Pasi, in cattivo stato di conservazione, segnala la presenza del ramo della nobile famiglia Savorgnan a cui erano state assegnate le terre basse tra il fiume Tiel e la laguna.
Un curioso, antico zerbino in mosaico all’ingresso della semplice chiesetta riproduce il pavone simbolo della resurrezione.
Che bel vedere, disse Attila, dopo aver messo a ferro e fuoco Aquileia, quando si affacciò alla laguna.
E ora lo dicono tutti i campeggiatori che soggiornano al campeggio Belvedere lungo la bellissima strada fiancheggiata dai pini marittimi fino a Boscat; da lì si gira decisamente verso nord seguendo il corso del fiume Tiel, con curve ad angolo retto che segnano l’architettura dei campi.
Campi belli, ricchi, verdi anche nella tremenda siccità di quest’anno. Qualche trattoria e bed & breakfast, la monumentale idrovora di Ca’ Viola, punteggiano la stretta provinciale silenziosa dove è la luce diffusa a farla da padrona.
Al bivio di Ponte di Tiel si prosegue dritti tra le famose aziende agricole che producono pesche, lungo la straduccia comunale che passando per Pizzacca arriva all’ incrocio della provinciale per Fiumicello.
L’energia positiva e la bellezza mi accompagnano per quei pochi chilometri che conducono all’allegro centro di questo paese agricolo, intimamente legato all’Aquileia romana. Molti dei reperti romani custoditi nei due musei di Aquileia sono stati infatti scavati qui.
Bellissima, nel parco, la settecentesca villa Rigatti, ora sede di matrimoni.
A Fiumicello c’è vita, ricchezza. La locale Cassa Rurale ha sede in un edificio storico che altrove avrebbe ospitato il Comune. Ce lo conferma Gigi il gelataio bio, ex odontotecnico, che riesce anche a spingere un automobilista di passaggio con problemi di batteria, mentre parla con me.
Tutti i locali del piccolo centro che si affacciano sulla trafficata rotonda sono frequentatissimi; gente attiva legata alla terra, fortunata. Oltre il cimitero sulla destra, all’ Azienda Agricola Feresin di frutta e verdura, mi danno persino la tessera punti.
Gigi mi parla di un posto speciale, una trattoria in comune di Villa Vicentina lungo l’antica via Gemina; la chiamano da “Spusio” che in dialetto locale significa “sporco”, ma che merita la visita.
Volto quindi verso Villa Vicentina, da quattro anni inglobata nel Comune di Fiumicello, che oltre a una disgraziata villa di una nipote di Napoleone vantava solo la presenza di molte caserme. Ricordo ancora l’incontro con un napoletano sul cocuzzolo di Posillipo che, davanti a quella bellezza, raccontava di essersi fatto riformare per non essere assegnato a Villa Vicentina.
Ma io sono curiosa e un’occhiata alla cappella Baciocchi la dò. Il povero figlio unico di Napoleona Elisa Camerata, Benedetto, era morto suicida a Parigi, oppresso dai debiti di gioco e da sentimenti di inadeguatezza alla vita a lui richiesta dai Napoleonidi; la madre fece erigere questa pregevole cappella che ospita una bella pala del pittore triestino Tominz.
Sospiro ai guai dei più nobili e mi dirigo verso Scodovacca, giro verso Capo di Sopra ed ecco, in fondo al borgo di case piccole, l’insegna del locale. “Da Maurizio”. Non ci sarebbe bisogno di altre indicazioni, poiché l’innaturale affollamento e il parcheggiare scomposto di chi ha fretta di arrivare mi hanno già segnalato il posto.
Il borgo ha proprio l’aura speciale che cerco io nei luoghi: cura, carattere, e un’allegria intrinseca.
Due cartelli spiegano che è un borgo seicentesco, forse un ghetto, con una fontana e delle panche all’intorno. L’arrivo della mia Vespa fa girare lo sguardo alla piccola folla che segue i miei sicuri gesti di parcheggio, lo sfilamento dei guanti e il noncurante appoggio del casco sul sellino.
Mentre entro, anzi scendo, in questo locale, sorrido incredula all’esistenza di un simile luogo dove il tempo si è fermato a 100 anni fa. Due stanze piccole, con pareti stinte, file di coppe di partite di bocce e antiquate bottiglie di Cynar sugli scaffali.
Una signora anziana dallo sguardo furbo al bancone versa vino bianco nei vecchissimi calici da ottavo, mi sorride, mi indica il bagno scusandosi della sua “vetustà”, mi serve caffè e acqua minerale parlando volentieri di questa trattoria da lei rilevata per scommessa e portata avanti dal quel “meraviglioso figlio, Maurizio, che ha fatto la scuola di cuoco e fa da mangiare benissimo, che vengono anche le signore da Monfalcone”, ma dove tutto “è uguale a sempre, sì, sì, è tipico, legga il ritaglio del Gazzettino dietro la porta”.
Gli avventori parlano del nuovo trattore, della sciatica, della siccità. La signora Bruna mi porta lo scontrino con solennità. Forse pensa che sia della finanza.
Arriva anche il furgoncino del pesce all’esterno che in un battibaleno richiama uno stormo di signore in bicicletta.
Riprendo il viaggio felice che esistano ancora luoghi così e proseguo verso Scodovacca, dove in un bellissimo parco all’inglese, si trova Villa Chiozza: l’industriale e ricercatore triestino Luigi Chiozza abitò qui da quando perse la giovane moglie.
Oggi sede di PromoTurismo FVG, qui Chiozza mise a punto ricerche utili alle innovazioni in campo agrario, e qui, nel 1870, Louis Pasteur scoprì un rimedio alla «pebrina», la malattia dei bachi da seta che andava decimando la produzione europea.
Il ricco parco ospita 150 specie diverse ed è attrezzato per passeggiate e attività sportive.
Mi spiego ora finalmente la connessione con i triestini, centralissimi “Portici di Chiozza”!
Scendo verso Terzo di Aquileia per i piccoli Borgo Sandrigo e Borgo Pacco proprio sull’antica via Gemina, e attraverso la statale per scoprire Terzo di Aquileia e l’acqua del Terzo, navigabile fino in paese che scorre tranquilla e pacifica tra i salici del paese verso il Natissa.
Anche qui e in tutte le sue frazioni, fino alla Marina di Salmastro, si respira romano.
Terzo era infatti posto al terzo miglio da Aquileia lungo la via Julia Augusta.
La Vespa si lascia guidare sputacchiante ad ovest verso il fiume Ausa e attraverso le placide frazioni del paese. Prima San Martino, con una graziosa chiesa e due generose vasche, e poi Ca’ Vescovo lungo le ricche bonifiche.
Il sole è alto, quasi ora di pranzo …. Che fare? Mi fermo dai Ballaminut, prima all’ Azienda agricola per un generoso rosso locale e poi in macelleria da Alessandro per un bel pollo disossato che come loro non lo fa nessuno. Alessandro mi serve con la cordialità aperta e sorridente degli eredi degli antichi romani. Una battuta sulla tenuta del pollo nel mio zainetto e poi via a tutto gas lungo il rettilineo trafficato che ritorna a Grado e chiude il mio giro nei luoghi del Friuli romano.
Riding my Vespa in Roman Friuli
Roman sites are always special – they shed an aura of great peacefulness and simple gaiety. These distinct good vibes are made of silence, running waters and pleasant, never extreme environment.
Aquileia and its area are an excellent example, places where spring water fountains laugh and ancient stones reflect the light of the lagoon. Any excursion around Aquileia is great joy for the eyes and for the spirit.
With my rucksack on my back I start my pearl grey 1965 Vespa Sprint. Riding a Vespa is the best solution for this slow wandering in the Aquileia area. Not only does it allow sudden stops to take pictures or to ask for directions, but also gives the sheer pleasure of drawing attention from all the Vespa amateurs in Friuli.
I start from Belvedere, at the beginning of the long staight stretch leading to Grado. The Villa Savorgnan-Fior-Pasi, in bad state of maintenance, tells us about the presence of this branch of the noble Savorgnan family who was entitled to the low lands between the river Tiel and the lagoon. At the door of the little church nearby lies a peculiar mosaic doormat with two peacocks representing resurrection.
“Che bel vedere” (What a nice view!) said Attila after putting Aquileia to fire and sword, when he saw the lagoon for the first time there. That’s what campers staying at nearby Belvedere Campsite still say. The campsite looks out on this is truly lovely road along the lagoon, lined with cluster pines as far as Boscat; the road then turns abruptly north, with 90 degrees turns among fields. following the river Tiel.
Lush, beautiful fields, still green despite this year’s drought, some trattorias, b&bs, the monumental water-scooping machine at Viola dot the narrow, silent secondary road where light dominates. At Ponte Tiel crossroad I ride straight among the famous peach orchads, along the tiny road that eventually meets the provincial road to Fiumicello.
Beauty and good vibes accompany me for the few kilometres that lead to the busy downtown of rural Fiumicello, once closely related to Roman Aquileia. The majority of Roman relics now in the museums in Aquileia were actually found here. Also, but from another era, the 18th Century Villa Rigatti, with a stunning park, hosts weddings and conventions.
You sense wealth and thriving energy in Fiumicello. The local bank is in an ancient building, which would host at least the Municipality anywhere else. I meet Gigi, a former dental technician, now proud owner of the local natural bio ice-cream parlour. Energetic he is, he can even give a push to a car with a dead battery while talking to me. All the bars and cafés of the small town are packed with people, joyful, lucky people with a deep connection to land. Beyond the cemetery on the right the Feresin Farm has such a busy business with fruit and vegetables that they give fidelity cards.
Gigi tells me about a special tavern in Villa Vicentina along the ancient Roman via Gemina. They call it “da Spusio” (Dirty old man, in dialect), worth a visit.
And off I ride towards Villa Vicentina, now merged into Fiumicello municipality. Besides an ill- fated villa of one of Napoleon’s nieces (villa Baciocchi), this village was famous for the presence of a few barracks after the war. I still remember meeting a Neapolitan in Posillipo, who told me he had himself rejected from the military service rather than being assigned to Villa Vicentina barracks.
But I am curious, and I go and take a look at Cappella Baciocchi there. Benedetto, the unlucky only child of Napoleona Elisa Camerata Baciocchi killed himself in Paris, feeling inadequate to the life required to noblemen and up to his ears in gaming debt . His mother erected the chapel where you can see an excellent picture of the Assumption of the Virgin Mary by the painter Tominz.
Even the rich cry, I find myself thinking and sighing while I ride towards Scodovacca, turn right to Capo di Sopra. There it is, a sign saying “Da Maurizio” at the end of the tiny village. I could have spotted the place from afar anyway, for the unusual crowd and the ruffled parking of he who cannot wait to get there.
The village has the special aura that I cherish the most in places – care, character and an intrinsic joy. It is a 17th century village, perhaps a ghetto, with a public fountain and a bench all around it. Arriving with my Vespa causes a swirl of attention in the locals sitting outside. I can feel them watching me while I park, slip off my gloves, put my helmet on the saddle quite indifferently and walk in. Getting into this little building I smile to this unbelievable place, where time has stopped – two tiny rooms with fading walls, rows of prizes for bowling cometitions and old bottles of Cynar on the shelves. An old lady with a sharp look at the bar pours white wine on small old fashioned glasses, smiles at me, indicates the toilet, proclaiming herself sorry for the “old premises”, but eagerly explaining the history of this trattoria, more than a hundred years old. She took it over for a bet and gave it to “that marvellous son of mine, Maurizio, who went to cooking school and cooks beautifully, that ladies from as far as Monfalcone come and dine here”, but where everything “is the same as ever, oh yes, it’s typical, authentic, look at the press review behind the door”. The men inside talk about the new tractor, their sciatic nerves and the drought. Bruna, that’s her name, brings me the receipt, she may suspect I am from the tax office.
I resume my trip, so happy that places like this still exist and ride to Scodovacca. Along the road on the right, in a marvellous English-style garden I find villa Chiozza, where the researcher and entrepreneur Luigi Chiozza came to live after losing her beloved wife. Today it is the offices of Turismo FVG. In this villa Chiozza completed his research on the development of farm innovation and here, in 1870 another scientist, Louis Pasteur, discovered a remedy to pebrine, the disease of silkworm which was destroying the production in Europe. 150 species, some of them rare, populate the park, which is also open for walks and outdoor fitness. Now I finally discover the connection with the Chiozza vaults in Trieste!
I proceed along the old via Gemina through the small Borgo Sandrigo and Borgo Pacco, cross the main road to visit Terzo d’Aquileia. The river Terzo runs quietly up across the town in a serene picture of boats and weeping willows toward the river Natissa. Special Roman vibes linger in this village which was at the third mile along the via Julia Augusta from Aquileia. My Vespa sputters west towards the river Ausa and crosses the paceful villages. San Martino, with its graceful church and two generous fountains, and then Ca’ Vescovo along the rich reclaimed lands. The sun is high, almost lunch time. What would you do? I stop at Ballaminut farm, where I get a nice local red wine and then at Alessandro Ballaminut, the butcher’s. His marinated chicken breast has no rival. Alessandro serves me with the smile and the smiling friendliness of the heirs of the ancient Romans. A remark on how long will the chicken last in my rucksack in the heat and off I ride at full speed along Via Julia Augusta towards Grado to complete my circle trip in Roman Friuli.
(Translation by Irene Pellegrini)
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