Aperto un laboratorio per apprendere la storia e l’antica arte di questa tradizione

C’è un gruppo di donne “dalle mani d’oro” che a Clauzetto (Pn) si ritrova una volta la settimana per trascorrere un pomeriggio in compagnia, ricamando o realizzando “scarpèts”, le tradizionali pantofole unisex friulane, due attività che se non vengono trasmesse rischiano l’estinzione.

“Scarpèts” è il termine friulano di queste antiche calzature di stoffa realizzate con maestria dalle abili mani delle donne, che nel mondo della moda sono chiamate “Furlane”.

Grazie alla loro operosità durante l’estate in paese viene anche allestita una mostra con vendita di alcuni oggetti fatti a mano, inerenti l’arredamento della casa e dell’abbigliamento tradizionale.

Durante l’estate il piccolo paese, stretto dalla morsa dello spopolamento, si rivitalizza giungendo quasi a raddoppiare le presenze per l’arrivo di numerosi villeggianti.

Così, per rendere sempre più piacevole la loro permanenza, attrarre persone interessate e creare un polo aggregativo in crescita, l’Associazione culturale Antica Pieve d’Asio ha promosso anche l’apertura di un laboratorio estivo intensivo, condotto da esperte artigiane del luogo, per insegnare l’antico mestiere della creazione degli scarpèts.

La curiosità mi ha spinto a partecipare e il risultato è stato un manufatto d’eccezione che indosso e di cui vado fiera, anche se le suole sono asimmetriche, ricche di punti irregolari, punteggiate da nodi di spago non sempre saldati nel modo opportuno e probabilmente chissà quanti altri errori… Ma i prototipi non sono mai perfetti!

L’ago usato è apposito, lungo, grosso e con la punta intagliata a triangolo e spesso ci deve aiutare con il sapone o la cera d’api per farlo scorrere insieme al grosso spago di corda nello spesso strato di stoffe; ci si aiuta anche con una speciale pinza di metallo. Questo lavoro richiede notevole forza nelle mani e molta pazienza.

Sono realizzati in due modelli: uno con le suole formate da numerose pezze di stoffa sovrapposta, da utilizzarsi principalmente per l’uso entro casa. L’altro, con le suole in gomma, spesso recuperate dai vecchi copertoni delle biciclette, da utilizzarsi per la vita all’aria aperta e far fronte ai sentieri bagnati.

Nella creazione della tomaia la creatività e l’ingegno subentravano anche per la scelta del tipo di imbottitura più idonea per la stagione o il fine di utilizzo come lo sposalizio o la quotidianità.

Normalmente era in velluto rigorosamente nero per gli uomini , ricamata a motivi floreali dal gusto personalizzato (tradizionalmente la stella alpina) per le donne.

Le donne per necessità o virtù dovevano imparare a realizzarli prima di maritarsi, per poter far fronte alle necessità della famiglia. Tra gli oggetti che ricevevano in dote al momento del matrimonio c’erano anche i vari stampi di carta preformati per il numero del piede e gli appositi taglierini che servivano per tranciare e definire i contorni delle suole.

Caratteristici della zona pedemontana della destra Tagliamento sono gli scarpèts con la punta rialzata, il puntale rinforzato e la forma arrotondata, ma il modello più diffuso e tradizionale del Friuli è quello con la forma della tomaia terminante a punta.

Scarpèts di Castelnovo del Friuli

Sono stati calzati dalla quasi totalità degli abitanti friulani, soprattutto della montagna, sino ai tempi in cui l’acquisto delle scarpe ha significato il raggiungimento di un maggiore benessere economico.

In passato alcune donne ingegnose iniziarono a commercializzare questo bene prezioso riuscendo ad espandere il mercato di vendita sino alla vicina Venezia.

Gli aristocratici fecero di queste pantofole il loro stile e i gondolieri soprattutto,nel XVIII secolo, ne fecero largo uso perchè particolarmente adatte a non rovinare la vernice delle loro gondole.

La versione veneziana più diffusa divenne quella con tomaia di velluto liscio a colori o confezionata con stoffe preziose.

Per molti anni gli scarpèts rimasero solo un pezzo di abbigliamento legato agli usi e costumi della tradizione popolare friulana, ma oggi sono diventate un oggetto ricercato , soprattutto per chi adotta uno stile di abbigliamento radical-chic.

Sono finiti ai piedi di personaggi importanti e nelle boutique di tendenza della Milano modaiola, perchè pratici come pantofole ed originali come scarpe, non senza qualche sorriso da parte degli anziani che hanno visto queste calzature come unica proposta negli anni della povertà e della miseria miseria.

Oggi è ancora possibile acquistare questi preziosi manufatti creati dalle mani esperte di qualche appassionata, ma sono nati anche diversi laboratori artigianali per la produzione delle Furlane, che riprendendo e attualizzando questa tradizione, hanno saputo creare stupendi scarpèts dal design moderno e con stoffe pregiate.

Un bel prodotto tradizionale da indossare con estro nella quotidianità.

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CLAUZETTO AND HIS MAGIC IN A PAIR OF SHOES THAT REPRESENT THE HEART OF FRIULI

Opened a workshop to learn the history and the ancient art of this tradition

There is a group of “golden-handed” women who meet once a week in Clauzetto (Pn) to spend an afternoon in company, embroidering or making “scarpèts”, the traditional unisex slippers from Friuli, two activities that, if not transmitted, risk extinction.

“Scarpèts” is the Friulian term for these ancient fabric shoes made with skill by the skilful hands of women, who in the world of fashion they are called “Furlane”.

Thanks to their industriousness during the summer in the village is also set up an exhibition with the sale of some handmade objects, related to the furnishing of the house and traditional clothing.

During the summer, the small village, caught by the grip of depopulation, revitalizes itself and almost doubles its presence due to the arrival of many holidaymakers.

So, to make their stay more and more enjoyable, attract interested people and create a growing gathering place, the Cultural Association Antica Pieve d’Asio has also promoted the opening of an intensive summer workshop, led by experienced local craftswomen, to teach the ancient craft of creating scarpèts.

Curiosity prompted me to participate and the result was an exceptional product that I wear and am proud of, even if the soles are asymmetrical, full of irregular points, dotted with knots of string not always welded in the right way and probably who knows how many other errors … But the prototypes are never perfect!

The needle used is special, long, big and with a triangular cut tip and often it has to help us with soap or beeswax to make it slide together with the big string of rope in the thick layer of fabrics; it is also helped with a special metal pliers.

This work requires considerable strength in the hands and a lot of patience.

They were mainly built in two models: one with the soles formed by numerous pieces of fabric overlapped, to be used mainly for home use. The other, with rubber soles, often recovered from old bicycle tires, to be used for outdoor living and facing wet paths.

Creativity and ingenuity also played a role in the creation of the upper, as did the choice of the most suitable type of padding for the season or the purpose of use, such as weddings or everyday life.

Normally it was in black velvet for men, embroidered with floral motifs with a personalized taste (traditionally the edelweiss) for women.

Among the objects that they received as a dowry at the time of marriage there were also the various preformed paper moulds for the number of the foot and the special cutters that were used to cut and define the contours of the soles.

Characteristic of the piedmont area of the right side of the Tagliamento are the scarpèts with the raised toe, the reinforced toe and the rounded shape, but the most common and traditional model of Friuli is the one with the shape of the upper ending in a toe.

They were worn by almost all the habitants of Friuli, especially in the mountains, until the time when the purchase of shoes meant the achievement of greater economic well-being.

In the past, some ingenious women began to market this precious commodity, managing to expand the sales market as far as nearby Venice.

The aristocrats made these slippers their style and the gondoliers especially, in the eighteenth century, made extensive use of them because they were particularly suited not to ruin the paint of their gondolas.

The most common Venetian version became the one with smooth velvet upper in color or made with precious cloths.

For many years the shoes remained only a piece of clothing related to the customs and traditions of the popular Friulian tradition, but today they have become a sought after object, especially for those who adopt a style of radical-chic clothing.

They ended up at the feet of important people and in the trendy boutiques of fashionable Milan, because they are as practical as slippers and original as shoes, not without some smile from the elderly who have seen these shoes as the only proposal in the years of poverty and misery.

Today it is still possible to buy these precious artefacts created by the expert hands of a few enthusiasts, but there are also several craft workshops for the production of Furlane, which taking up and updating this tradition, have been able to create beautiful shoes with modern design and fine fabrics.

A beautiful traditional product to wear with inspiration in everyday life.