Come ho imparato sin da bambina, “il mattino ha l’oro in bocca” e quando si tratta di frequentare la montagna è un insegnamento doppiamente valido: alzarsi di buonora permette di avere alcune ore di scorta in caso di intoppi, di rientrare alla base prima dell’imbrunire e minimizzare i pericoli.
Inoltre in montagna è saggio avventurarsi sempre almeno in coppia.
D’ inverno qualsiasi sentiero di queste zone selvagge viene ricoperto da un copioso manto candido che tutto trasforma e zittisce: prima di avviarsi lungo il percorso, bisogna studiare con attenzione l’ itinerario e rapportarlo al proprio allenamento, conoscere la traccia di risalita e consultare il bollettino valanghe, per essere prudenti e responsabili. L’improvvisazione è sempre fonte di pericoli.
Acqua, cibo energetico nello zaino, pala, sonda, apparecchio Artva, sci e pelli di foca, guanti, occhiali da sole, crema solare e indumenti adeguati, consentono di immergersi nell’ immensa Natura con consapevolezza, armonizzando libertà e sicurezza, così importante in questi tempi di Covid.
La montagna severa, spettacolare, aspra, enorme, selvaggia regalerà allora una bella e divertente gita sulla neve.
Questo itinerario sci-alpinistico può essere frequentato anche dai ciaspolatori, ma l’ebbrezza di una sciata in discesa sulla neve fresca, dopo tanta fatica per la risalita, ancora la preferisco!
Qui sotto il breve video YouTube
Sella Nevea è una nota località sciistica friulana delle Alpi Giulie, posta al termine della stretta Val Raccolana che si imbocca da Chiusaforte, prima di giungere al confine di Coccau con l’Austria.
In questa zona diverse scroscianti cascate d’inverno spesso ghiacciano e possono essere scalate con piccozze e ramponi. La più nota è il “Fontanon di Guriuda” ben segnalata da un cartello lungo la strada.
Raggiunto il polo turistico di Sella Nevea e sorpassato il Rifugio Divisione Julia, prima del passo che conduce a Tarvisio e in Slovenia, la casetta della Guardia di finanza con l’ampio parcheggio è un’ottima soluzione per accamparsi al calduccio del nostro Van, sotto un cielo stellato libero dall’inquinamento luminoso e con la temperatura frizzantina sotto zero.
Svegliarsi già sul posto della partenza, il mattino seguente, è una comodità che ho conquistato nel tempo perchè io sono più gufo che allodola ed il mio bioritmo tende a carburare nel tardo pomeriggio, ma ciò non poteva essere un limite per frequentare la montagna.
Il gorgoglìo della moka fumante per l’impagabile flebo di caffè e la lenta colazione consumata con vista Monte Canin illuminato dal sole nascente, una delle cime più belle e note del Friuli, suscita emozioni contrastanti : la gioia per il panorama e l’apprensione per l’impegno della salita, lo stupore per la scoperta e l’ansia per le condizioni della neve in discesa.
Comunque è un risveglio da fiaba, tra montagne bianche, luminose, bellissime.
Le copiose nevicate di quest’anno e le condizioni meteo ideali consentono di scendere dal veicolo ed infilare subito gli sci ai piedi, calpestare quel lieve strato di ghiaccio che si crea la notte, perfetto per ridurre la fatica e risalire lentamente il vallone che conduce alla forcella di “Forca de la Val”.
Il dislivello complessivo sono circa 1200 mt. e l’ultimo tratto è piuttosto ripido ed impegnativo, meglio se affrontato con i ramponi perchè spesso è ventato.
La bella casera Cregnedul di Sopra che si incontra dopo circa un’ora e mezza dalla partenza, dopo una cadenzata risalita al ritmo del proprio cuore, offre una buona meta alternativa per i meno allenati. L’ottima esposizione ai raggi solari e le panche in legno del porticato rendono confortevole la sosta, per godersi il maestoso paesaggio del vasto Altipiano del Montasio circostante e fare ricarica di energia.
Come cantava Lucio Battisti, mai come oggi il bisogno di “respirare liberi” è così profondamente sentito e nella frequentazione della montagna può trovare una immediata soddisfazione: si porta a casa soddisfazione, meraviglia, una piacevole stanchezza, emozioni alla deriva e gratitudine per questa Natura che immancabilmente funge da balsamo per ogni problema.
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On skis or snowshoes in the snow of the Julian Alps, far from the ski lifts
As I have learned since I was a little girl, “early bird catches the worm” and when it comes to going to the mountains, this is a doubly valid lesson: getting up early allows you to have a few hours’ supply in case of problems, to return to base before dusk and to minimise the dangers.
It is also wise to venture into the mountains at least in pairs.
In winter, any path in these wilderness areas is covered by a copious mantle of snow that transforms everything: before setting out along the route, you must carefully study the itinerary and relate it to your training, know the ascent route and consult the avalanche bulletin, in order to be prudent and responsible. Improvisation is always a source of danger.
Water, food and energy in your rucksack, shovel, probe, avalanche transceiver, skis and sealskins, gloves, sunglasses, sun cream and appropriate clothing, you to immerse yourself in the immense nature with awareness, harmonising freedom and safety, which are so important especially in these difficult Covid times.
The severe, spectacular, rugged, enormous mountain will then provide a beautiful and enjoyable excursion in the snow.
This ski mountaineering itinerary can also be enjoyed by snowshoe hikers, but I still prefer the thrill of skiing downhill on fresh snow, after all the effort involved in climbing up!
Sella Nevea is a well-known Friulian ski destination in the Julian Alps, located at the end of the narrow Val Raccolana, which you enter from Chiusaforte, before reaching the Cocau border with Austria.
There are also many roaring waterfalls in this area, which often freeze over in winter and can be climbed with ice axes and crampons. The most famous is the “Fontanon di Guriuda”, well indicated by a sign along the road.
Having reached the Sella Nevea tourist centre and passed the Divisione Julia Refuge, before the pass that leads to Tarvisio and Slovenia, the Guardia di Finanza hut with its large car park is an excellent solution for camping in the warmth of our van, under a starry sky free from light pollution and with a crisp sub-zero temperature.
Waking up the next morning at the place of departure is a comfort that I have acquired over time, because I am more of an owl than a lark and my biorhythm tends to adjust in the late afternoon, but this could not be a limitation for going to the mountains.
The gurgling of the mocha with the priceless drip of coffee and the slow breakfast eaten with a view of Monte Canin illuminated by the rising sun, one of the most beautiful and well-known peaks in Friuli, arouses contrasting emotions: the joy for the view and the apprehension for the effort of the climb, the amazement for the discovery and the anxiety for the snow conditions on the descent.
However, it is a fairy-tale awakening, amidst white, bright, beautiful mountains.
The copious snowfalls this year and the ideal weather conditions allow us to get off the vehicle and immediately put on our skis, walk on the light layer of ice that is created at night, perfect for reducing fatigue and slowly climb the valley that leads to the “Forca de la Val” pass.
The total height difference is about 1250 metres and the last stretch is rather steep and demanding, best tackled with crampons as it is often windy.
The beautiful casera Cregnedul di Sopra, which is reached after about an hour and a half from the start, after a steady ascent at your own heartbeat, offers a good alternative destination for the less fit. The excellent exposure to the sun’s rays and the wooden benches in the portico make for a comfortable stop, to enjoy the majestic landscape of the vast surrounding Montasio Plateau and recharge your batteries.
Never before has the need to ‘breathe free’, as Lucio Battisti sang, been so deeply felt and in frequenting the mountains one can find immediate satisfaction: it brings home satisfaction, wonder, a pleasant tiredness, drifting emotions and gratitude for this Nature that unfailingly acts as a balm for every problem.
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(Translated by Marta De Rosa)
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