Parte 2

Chitwan National Park

(link Parte1)Viaggio Nepal2019

A circa 230 Km. a ovest dalla capitale del Nepal, Kathmandu, e a pochi chilometri dal confine con l’India, si può raggiungere una delle località più sacre del Buddismo: il sito archeologico di Lumbini, dove nel 566 a.C. nacque Siddhartha Gautama, cioè il Buddha che fondò questa dottrina.

Lumbini

L’orientamento non desta preoccupazioni, ma il percorso stradale per raggiungere la meta è faticoso perchè molto trafficato da mezzi pesanti; è l’unica via di comunicazione asfaltata che conduce al confine e il caldo torrido non lascia pace per la temperatura di 40° e oltre.

Siamo infatti nella regione del Terai, una piana indo-gangetica che fa parte della più estesa pianura alluvionale della terra.

Piana del Terai

I coloratissimi camion indiani, carichi all’inverosimile, non utilizzano il consueto codice della strada: bisogna invece prestare attenzione ai suoni dei clacson, alla gesticolazione dei conducenti e al ritmo intermittente dei fanali posteriori che viene usato con vari significati per comunicare.

I sorpassi sono ogni volta votati ad un Santo, e la poca accellerazione della mitica Royal Enfield non aiuta.

Il fondo stradale è ovunque disintegrato e non consente un’andatura superiore a 40 Km/h, nonostante la moto permetta uno slalom più agile tra le buche rispetto alle quattro ruote.

Catena el Mahabharat verso Tansen

Ai lati della stretta lingua d’asfalto i carretti, le biciclette e la gente a piedi creano un andirivieni infinito di spostamenti dovuto all’alta densità demografica dei luoghi.

Butwal

L’esteso complesso monumentale è racchiuso in un grande parco, dove enormi e sempreverdi alberi di Sal (shorea robusta) offrono riparo dall’aridità e dalla calura del luogo.

Bodhi sacro a Lumbini – ArdhaChandrasana

Qui sono conservati un sacro albero della Bodhi, un ficus religiosa venerato e sacro al buddismo, un antico bacino per il bagno e la grande pietra a colonna del 250 a.C. fatta erigere da Ashoka.

Giovane monaco al tempio

Il tempio di Maya Devi conserva la pietra su cui si dice che la Regina diede alla luce il Buddha; è meta di pellegrinaggio per i fedeli di ogni parte del mondo che le girano in tondo, rigorosamente in senso orario, recitando mantra.

Japamàlà per la recita dei mantra

Nei pressi sorgono splendidi templi e monasteri fatti erigere dalle Comunità Buddiste di tutto il mondo, stupa votivi e Gompa lamaisti, pagode e sale di preghiera che rendono questo luogo ricco di spiritualità.

Altri templi sono ancora in costruzione.

Nella distanza di pochi chilometri si osserva la cultura di tanti popoli diversi espressa anche attraverso le differenti costruzioni architettoniche dei templi.

Meditazione sulla strada

Il luogo è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1997. Vediamo fedeli cinesi, monaci tibetani e birmani, una folta comitiva di pellegrini cambogiani, un giapponese di nazionalità inglese giunto in ritiro presso una scuola di meditazione, soprattutto molte persone nepalesi e indiane.

Comitiva di pellegrini Cambogiani

Non è un luogo di turismo di massa, ma una meta per gente di fede o viaggiatori occidentali motivati a conoscere il luogo da cui è partita la diffusione di questa dottrina, che non è propriamente una religione, né una filosofia, né una scienza psicologica, né una tecnica di meditazione, tuttavia ha qualcosa in comune con tutte queste discipline.

E’ una grande emozione essere giunta sin qui sulle orme del Buddha.

Monastero reale Tailandese a Lumbini

Da diversi anni studio e pratico l’antica disciplina orientale yoga secondo lo stile creato e insegnato dal Maestro B.K.S. Iyengar che affonda le sue radici nella filosofia vedica che a sua volta è alla base di tradizioni tra cui l’induismo, il buddismo ed il tantra.

Padmasana

Il buddismo insegna la consapevolezza di quello che sta succedendo qui e ora, nel momento presente. Non esiste ieri o domani, ma solo un tempo circolare di ora o non-ora. Questo aiuta a rinnovare le energie mentali per contrastare l’eccessiva accelerazione dei pensieri proiettati sulla linea retta del tempo, tipica invece della cultura occidentale.

Per coincidenza raggiungo questo sito sacro il primo giorno del nuovo anno del calendario Nepalese,01.01.2076, di conseguenza ho la fortuna di partecipare e osservare il comportamento di moltissimi fedeli in questa occasione particolare di festa.

Sposa nepalese

Intere famiglie affrontano i disagi di un viaggio scomodo e faticoso attraverso le rinomate strade dissestate nepalesi per recarsi in preghiera in questo luogo sacro: la meta è per tutti fonte di indicibile gioia e riconoscenza che manifestano con riti sacri, donando collane di fiori arancioni e bastoncini di incenso agli altari.

Ragazze nepalesi vestite a festa

Impossibile non notare la predominanza di fedeli indiani, soprattutto per la miriade di coloratissimi sahari indiani con cui si abbigliano le donne sempre agghindate con i caratteristici gioielli dorati e l’ineguagliabile lucentezza dei lunghi capelli corvini.

Al centro della fronte applicano il “bindi” detto anche “ tikka”(che può essere bianco, rosso o nero). Il più delle volte ho visto questo punto colorato di rosso e talvolta è un pendente o un gioiello.

Le donne hinduiste applicano il giorno del matrimonio anche il “Sindur” rosso, un punto all’inizio o su tutta la scriminatura centrale dei capelli per comunicare che sono sposate. E’ estremamente significativo per una vedova rimuovere il proprio sindur dal capo, rompere il braccialetto nuziale, i propri anelli al naso e alle dita dei piedi.

Nelle ore più calde quando è quasi impossibile aggirarsi tra i templi, le persone trovano riparo in un boschetto attiguo: portano appresso vettovaglie e cibo che cucinano accendendo sul terreno un piccolo fuoco e consumando il pasto seduti in terra. Le donne impastano su pietre improvvisate il tipico pane indiano naan, che viene accompagnato da intingoli piccanti.

Moltissimi sono i bambini, manifestamente vestiti a festa, con veli e pizzi coloratissimi di palese tessuto sintetico. Sembrano tante bambole degli anni ’60. Gli occhioni bistrati di kajal, anche dei neonati, catturano inevitabilmente l’attenzione.

I gruppi più organizzati sono muniti di radio trasportabli che emettono a tutto volume musiche tradizionali con grande plauso dei partecipanti che cercano di accalcarsi nei pressi della musica.

I balli di gruppo sono incoraggiati dal battito ritmato delle mani e creano un inevitabile e coinvolgente senso di Comunità condiviso tra giovani e anziani.

Con garbo donne e uomini ci invitano a partecipare alla festa, e il corpo diventa un ottimo veicolo di comunicazione empatica.

Mi sento rigida ed impacciata, ma sento che farei loro un torto rifiutando di ballare rimanendo in disparte a guardare.

Siamo gli unici europei e siamo oggetto di richiesta persistente di scatti fotografici: provo la sensazione di cosa significhi sentirsi fotografata perchè diversa.

Le donne mi porgono in braccio i loro bambini e gli uomini, di statura molto bassa, chiedono di posare impettiti accanto a me, quasi un gigante del nord Europa.

La barba bianca del mio compagno è un’ attrazione di indiscusso valore perchè comunica saggezza: in questa parte di mondo non è così scontato diventare anziani.

Ci osserviamo reciprocamenteo con curiosità e sorrisi, in uno scambio muto di emozioni indimenticabili.

Alcuni venditori ambulanti offrono il tradizionale “street food” e luccicante paccottiglia; un incantatore di serpenti cattura l’interesse di grandi e piccini e qualche rara moneta.

Non è un viaggio per tutti, ma per chi ama la spiritualità, l’archeologia e l’arte buddista.

Sicuramente è un luogo dove merita vivere almeno un giorno nella Vita.

______________________________________

By motorbike to Lumbini to breathe the Buddha’s teachings
Nepal 2019 – Part 2

About 230 km west of the capital of Nepal, Kathmandu, and a few kilometers from the border with India, you can reach one of the most sacred places of Buddhism: the archaeological site of Lumbini, where Siddhartha Gautama, the Buddha who founded this doctrine, was born in 566 BC.
The orientation does not cause any worries, but the road to reach the destination is tiring because it is very busy with heavy vehicles; it is the only paved road that leads to the border and the torrid heat does not leave you alone because of the temperature of 40 ° and over. We are in fact in the region of Terai, an Indo-Gangesque plain that is part of the largest alluvial plain on earth.
The colorful Indian trucks, loaded to the improbable, do not use the usual highway code: instead, you have to pay attention to the sounds of the horn, the gesture of the drivers and the intermittent rhythm of the taillights that is used with various meanings to communicate. The overtaking is each time voted to a saint, and the little acceleration of the mythical Royal Enfield does not help.
The road surface is everywhere disintegrated and does not allow a speed of more than 40 Km/h, although the bike allows a more agile slalom between the holes than the four wheels.
On the sides of the narrow asphalt tongue, carts, bicycles and people on foot create an endless flow of movement due to the high population density of the places.
The extensive monumental complex is enclosed in a large park, where huge evergreen Sal trees (shorea robusta) offer shelter from the aridity and heat of the place.
Here are preserved a sacred Bodhi tree, a religious ficus venerated and sacred to Buddhism, an ancient bathing basin and the large column stone dating back to 250 B.C. erected by Ashoka.
The temple of Maya Devi preserves the stone on which it is said that the Queen gave birth to the Buddha; it is a pilgrimage destination for the faithful from all over the world who go round it, strictly clockwise, reciting mantras.
Nearby there are splendid temples and monasteries built by Buddhist communities from all over the world, votive stupa and Lamaist Gompa, pagodas and prayer rooms that make this place rich in spirituality.
Other temples are still under construction. In the distance of a few kilometers you can observe the culture of many different peoples also expressed through the different architectural constructions of the temples.
The place was declared a UNESCO World Heritage Site in 1997.
We see Chinese believers, Tibetan and Burmese monks, a large group of Cambodian pilgrims, a Japanese of English nationality who came in retreat at a school of meditation, especially many Nepalese and Indian people.
It is not a place of mass tourism, but a destination for people of faith or Western travelers motivated to know the place from which the spread of this doctrine started, which is not really a religion, nor a philosophy, nor a psychological science, nor a meditation technique, however it has something in common with all these disciplines.
It is a great emotion to have come so far in the footsteps of the Buddha.
For several years I have been studying and practicing the ancient oriental yoga discipline according to the style created and taught by Master B.K.S. Iyengar, which has its roots in Vedic philosophy, which in turn is the basis of traditions including Hinduism, Buddhism and Tantra.
Buddhism teaches awareness of what is happening here and now, in the present moment. It does not exist yesterday or tomorrow, but only a circular time of now or non-now.
This helps to renew mental energies to counteract the excessive acceleration of thoughts projected on the straight line of time, typical instead of Western culture.
Coincidentally we reach this sacred site on the first day of the new year of the Nepalese calendar, 01.01.2076, so I am fortunate to participate and observe the behavior of many faithful on this particular festive occasion.
Entire families face the inconvenience of an uncomfortable and tiring journey through the renowned bumpy Nepalese roads to pray in this sacred place: the destination is for everyone a source of unspeakable joy and gratitude that they manifest with sacred rites, donating orange flower necklaces and incense sticks to the altars.
It is impossible not to notice the predominance of the Indian faithful, especially for the myriad of colourful Indian sahari with which the women are always dressed with the characteristic golden jewels and the incomparable shine of the long raven hair.

In the middle of the forehead they apply the “bindi” also called “tikka” (which can be white, red or black). Most of the time I have seen this point coloured red and sometimes it is a pendant or a jewel.
Hinduist women also apply the red “Sindur” on their wedding day, a point at the beginning or all over the central parting of the hair to communicate that they are married. It is aesthetically significant for a widow to remove her sindur from her head, break the wedding bracelet, her nose and toes rings.
During the hottest hours when it is almost impossible to wander around the temples, people find shelter in an adjoining grove: they bring provisions and food that they cook by lighting a small fire on the ground and eating their meal sitting on the ground. The women knead the typical Indian naan bread on improvised stones, which is accompanied by spicy sauces.
Many are the children, manifestly dressed in festive clothes, with veils and colorful lace of obvious synthetic fabric. They look like many dolls from the 60s. The big kajal eyes even of newborns inevitably capture the attention.
The most organized groups are equipped with transportable radios that emit traditional music at full volume with great praise of the participants who try to crowd around the music.
Group dances are encouraged by the rhythmic clapping of hands and create an inevitable and engaging sense of community shared between young and old.
With politeness women and men invite us to participate in the party, and the body becomes an excellent vehicle of empathic communication.
I feel stiff and awkward, but I feel that I would do them a disservice by refusing to dance while standing aside and watching.
We are the only Europeans and we are the subject of persistent requests for photographic shots: I feel the feeling of what it means to feel photographed because you are different.
The women hold their children in my arms and the men, of very short stature, ask to pose strutting next to me who look like a giant from the Northern Europe.
The white beard of my partner is an attraction of undisputed value because it communicates wisdom: in this part of the world it is not so obvious to become old.
We look at each other with curiosity and smiles, in a silent exchange of unforgettable emotions.
Some street vendors offer the traditional “street food” and glittering junk; a snake charmer captures the interest of young and old and some rare coins.
It is not a journey for everyone, but for those who love spirituality, archaeology and Buddhist art.
Surely it is a place where it deserves to live at least one day in Life.