Durante gli anni della scuola tutti i giorni l’ho incontrata per raggiungere la vecchia stazione dei treni del 1893 e perdermi con l’immaginazione e la costante curiosità di sapere cosa ci fosse oltre la siepe: è “Villa Magenta” una chicca in stile Liberty a Spilimbergo.
L’eccezionalità dell’apertura al pubblico per opera del FAI risulta perciò un gradito dono.
L’attenzione ricade inevitabilmente sui pavimenti di marmo in mosaico disposti su tre piani che arredano le stanze in modo elegante, in perfetta armonia con lo stile dell’ Art Nouveau: fiori, geometrie curve, figure zoomorfe, ricchezza di decorazioni, attraverso una ricerca architettonica di elementi stilizzati in una costante integrazione con la Natura.
Le singolari decorazioni a pavimento poste ai quattro angoli della stanza adibita a studio suggeriscono una rappresentazione della famiglia che abitava la prestigiosa dimora: pittura, scultura, musica, poesia e architettura, insieme ad una fornita biblioteca, rendono questi muri ancora vivi attraverso le passioni dei proprietari.
Il caminetto in marmo rosa Luigi XIV, dove prevale la scelta stilistica di eliminazione delle curve e una semplice modanatura, ben si armonizza con il mobilio d’arredo della sala da pranzo fedele agli anni ’40.
Bellissimi i lampadari d’epoca in vetro di Murano presenti in tutti gli ambienti.
La ringhiera della scala è la protagonista indiscussa dello spazio d’entrata, con le tipiche linee asimmetriche “a schiocco di frusta” dei motivi in ferro battuto e con l’omogeneo “seminato” di colore rosa.
Lo stile Liberty è rappresentato perfettamente anche dalle vetrate ad arco ribassato e dalle inferriate in ferro battuto tutte differenti tra loro. Belle le porte con i cassettoni in legno che sbordano dal muro e le maniglie in ottone.
Rettangoli graffiati utili a movimentare le facciate esterne e finestre tripartite esprimono la coerenza tesa a superare lo storicismo eclettico dell’età vittoriana.
Foglie in ferro decorano l’apice della grondaia maggiore, tanto da designare quasi un capitello.
La torretta con il vano scale permette di raggiungere il grande terrazzo che funge da tetto ed è anch’essa espressione dell’architettura dell’epoca.
Alcune foto storiche attestano che l’originario colore delle pareti esterne della villa fosse “rosso-magenta”, in linea con lo sviluppo storico dell’industria dei colori sintetici e dell’ innovativo brevetto “Fuxin”, nonché con il nome della villa stessa.
Il mosaico è presente anche sul pavimento della terrazza di rappresentanza, pur non essendo di quegli anni l’attuale concezione di vivibilità di questo spazio.
Le balaustre, i cui stampi dei pilastrini sono stati ritrovati in cantina, confermano che la costruzione è avvenuta in loco e fungono da coronamento architettonico che ben si integra con le scale rotondeggianti dell’ingresso principale in materiale cementizio.
La semplice cucina di servizio, sita nel parco, riluce e diventa preziosa grazie al pavimento colorato dalla moltitudine di tessere: un aneddoto racconta che questo mosaico fosse destinato alla cucina della villa e che grazie all’ errore di posa da parte degli artigiani del tempo, rimase in eredità in questa stalla.
Un ampio giardino coltivato a frutteti sul retro e imponenti magnolie originali dell’epoca, poste simmetricamente lungo il vialetto d’accesso, completano il fascino di questa signorile dimora di proprietà privata.
Tutti i mosaici che arricchiscono i pavimenti della villa furono creati in Francia e spediti a Spilimbergo in quanto legati alla storia del proprietario, Vincenzo Avon, che la edificò nel 1909 attingendo a quella corrente riformista che proponeva l’allontanamento dalle conseguenze negative dell’industrializzazione a favore di uno stile di vita sano e vicino alla natura.
Suo padre Andrea Avon, nato a Venezia, originario di Sequals- frazione Solimbergo (Pn), fu un forte sostenitore dell’ istituzione della “Scuola Mosaicisti del Friuli” di Spilimbergo, sorta nel 1922 con il Sindaco Ezio Cantarutti, padre della nota poetessa friulana Novella, per offrire un’opportunità di lavoro agli orfani della I guerra mondiale.
Grazie a ciò, Spilimbergo è oggi capitale del mosaico decorativo pavimentale e parietale in tutto il mondo, come stanno a dimostrare le preziose opere uscite dalla suddetta scuola e dai laboratori cittadini.
Ma sin dagli anni del 1500 numerosi lavoratori partirono da queste valli friulane alla volta dei Paesi dell’est e successivamente di Venezia, trasportando con carri i sassi colorati dei fiumi Tagliamento, Meduna e Cellina, per costruire i noti pavimenti in “seminato o terrazzo veneziano”, particolarmente adatto a creare i pavimenti delle case di laguna dove un lieve cedimento si sarebbe ben mimetizzato.
Andrea studia a Brera dove incontra Gian Domenico Facchina, originario di Sequals, chiamato a decorare l’Accademia; quest’ultimo dal 1898, insieme a Garnier, è presente per la posa del mosaico del Teatro dell’ Opèra di Parigi e può essere considerato l’inventore dell’innovativa tecnica del “mosaico alla rovescia” che abbreviò i tempi di creazione delle sezioni, riducendo così i costi dell’opera.
Da questo incontro e grazie alle Esposizioni Internazionali di fine ‘800, espressione di luoghi privilegiati di incontro e confronto, si instaurò una profonda connessione con la Francia che indusse Andrea a lasciare gli studi, recarsi a bottega per imparare la tecnica del mosaico e quindi trasferirsi.
Più tardi lo seguirà il figlio Vincenzo che contribuirà a diffondere l’arte musiva a Marsiglia, Nizza, Grenoble, Parigi e in altri luoghi della Francia.
Oggi la proprietà è della famiglia Businello, di antiche origini lombarde, che furono cancellieri della Serenissima e nel 1800 si stabilizzarono a Portobuffolè (Ve).
Ricchi possidenti agricoli appoggiarono i rifornimenti durante la guerra controllando l’ attività sino in Marocco, dove nacque Elena, che lavorò fino al pensionamento come stimata ed integerrima professoressa di francese presso la scuola Media di Spilimbergo. Visse nella villa insieme al fratello Renato, primo veterinario operante a Spilimbergo.
Ora è merito del nipote Roberto, figlio di un altro loro fratello se, insieme alla volonterosa opera della Delegazione FAI di Spilimbergo, tante persone hanno avuto l’opportunità di apprezzare un patrimonio privato così strettamente connesso con la “Città del mosaico” che riesce ogni volta a stupire.
An explosion of mosaics enhances the beauty of the Liberty style in a historic residence in Spilimbergo
During my school years I met it every day on the way to the old train station which was built in 1893. I used to get lost in my imagination and I felt a constant curiosity to discover what was beyond the hedge: “Villa Magenta” is a Liberty style gem in Spilimbergo.
The exceptional opening to the public by FAI is therefore a welcome gift.
The attention falls inevitably on the marble mosaic flooring arranged on three floors that adorn the rooms in an elegant way, in perfect harmony with the Art Nouveau style: flowers, curved geometries, zoomorphic shapes, abundance of decorations, through an architectural research of stylized elements in a constant integration with Nature.
The unique floor decorations, placed on the four corners of the study, are a representation of the family who lived in the prestigious residence: painting, sculpture, music, poetry and architecture. Together with a well-stocked library the environment feels still alive through the passions of the owners.
The Louis XIV pink marble fireplace, where the stylistic choice of eliminating curves and simple moulding prevails, harmonises well with the 1940s dining room furniture.
Beautiful vintage Murano glass chandeliers hang from the ceiling in all the rooms.
The staircase railing is the undisputed protagonist of the hall thanks to the typical asymmetrical “whiplash” lines of the wrought iron patterns and the homogeneous pink marble Venetian floor.
The Art Nouveau style is also perfectly represented by the lowered arch windows and wrought iron gratings, all different from each other. The doors are beautiful as well as the wooden coffers that overhang the wall and the brass handles.
Scratched finish rectangles characterise the external facades and tripartite windows express the coherence aimed at overcoming the eclectic historicism of the Victorian age.
Iron leaves decorate the apex of the main gutter, as much to draw almost a capitello.
The stairwell in the turret leads to a large terrace which serves as a roof and is also an expression of the architecture of the time.
Some historical photos prove that the original colour of the external walls of the villa was “magenta-red”. This was in accordance with the historical development of the synthetic colours industry and the innovative “Fuxin” patent, as well as with the name of the villa itself.
Mosaic also decorate the floor of the representative terrace, although this space was not considered liveable in those years.
The balustrades, the moulds of which were found in the cellar, confirm that the construction took place on site and serve as an architectural crowning that integrates well with the round cement stairs in the main entrance.
The simple service kitchen, located in the park, shines and becomes precious thanks to the floor liven up by a multitude of tesserae: an anecdote tells us that this mosaic was intended for the kitchen of the villa but because of a craftsmen’s mistake it was installed in the stable.
A large garden planted with orchards in the back and impressive hundred year old magnolias, placed symmetrically along the driveway, complete the charm of this stately private home.
All the mosaics that enrich the villa floors were created in France and sent to Spilimbergo as they were connected to the history of the owner, Vincenzo Avon. He built it in 1909 drawing on the reformist trend that suggested moving away from the negative consequences of industrialisation in favour of a healthy lifestyle close to nature.
His father Andrea Avon, born in Venice, in a family native of Sequals-Solimbergo (Pn), was a strong supporter of the creation of “Scuola Mosaicisti del Friuli” in Spilimbergo to offer a job opportunity to the orphans of the First World War. It was founded in 1922, during Mayor Ezio Cantarutti’s term. Ezio was the famous Friulian poetess Novella’s father.
Thanks to this project, Spilimbergo has become the capital of decorative floor and wall mosaics all over the world, as the precious works that have come out of this school and the city workshops demonstrate.
Back in the 1500’s numerous workers left these Friulian valleys heading East and then Venice, transporting the coloured stones from Tagliamento, Meduna and Cellina rivers in carts to build the well-known Venetian floors. The technique employed was particularly suitable for creating the floors of the lagoon houses where a slight subsidence would be well camouflaged.
Andrea studied in Brera where he met Gian Domenico Facchina, originally from Sequals, who was hired to decorate the Academy. The last, together with Garnier, had been involved since 1898 in the installation of the mosaic of the Paris Opera House and can be considered the inventor of the innovative “reverse mosaic technique” which shortened the time needed to create the sections, thus reducing the cost of the work.
Thanks to this meeting and the end of 19th century International Exhibitions, which were an expression of privileged meeting and discussion places, a deep connection with France was established. Andrea left his studies and went to the workshop to learn the mosaic technique and finally moved away.
Later he was followed by his son Vincenzo who helped him in spreading mosaic art around Marseille, Nice, Grenoble, Paris and other places in France.
Today the property belongs to Businello family, of ancient Lombard origins, who were chancellors of the Serenissima and in 1800 they settled in Portobuffolè (Ve).
Rich agricultural landowners supported the supplies during the war, controlling the activity up to Morocco, where Elena was born. She worked as an esteemed and intact French teacher at the local middle school until her retirement. She lived in the villa with her brother Renato, the first veterinarian working in Spilimbergo.
Now her nephew Robert, the third brother’s son, together with the willing work of FAI Delegation in Spilimbergo, have given the opportunity to many people to appreciate a private patrimony so closely connected with the “City of Mosaic” that amazes every time.
(translation by Marta De Rosa)
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