Il mio calendario segnala che oggi avrei dovuto imbarcarmi sull’aereo di ritorno da Yangon, dove da tempo sognavo di recarmi: avevo viaggiato anticipatamente con la mente attraverso la lettura di molti romanzi, saggi e documentari e spesso mi ero immedesimata con le emozioni di alcuni viaggiatori che hanno narrato gli incontri con le genti e le bellezze di quei luoghi.

Aung San Suu Kyi non era più solo un lontano personaggio politico e vagheggiavo di poter ascoltare le narrazioni delle persone circa i tanti anni di diritti umani calpestati.

La “Lonely Planet”, guida che da sempre mi accompagna durante il mio girovagare nel mondo, era aperta sul tavolo da molti mesi e appare già molto spiegazzata a causa delle tante sottolineature e “orecchie” fatte sul lembo superiore delle pagine più interessanti.

La moto, revisionata a puntino, mi stava aspettando ed i punti GPS dell’itinerario di massima che volevo percorrere erano definiti.

Invece, la drammatica esperienza che il mondo sta vivendo a causa della ben nota pandemia da “Covid-19” ha prepotentemente cambiato ogni piano.

Bisogna trovare un nuovo adattamento a qualcosa di imprevisto, dirompente e incontrollabile: questa situazione necessita della capacità di abbandonare la propria zona di comfort per sapersi adattare a qualcosa di nuovo che inevitabilmente crea ansia e stress in un contesto di paura e vulnerabilità.

Bisogna addentrarsi in un “territorio” sconosciuto.

Sono le stesse premesse necessarie per affrontare un viaggio, cambia solo la meta: questa situazione mi ha spinto e proiettato fuori da un nuovo confine, pronta a sopportare l’inevitabile disagio che ne consegue, esattamente come quando si intraprende un viaggio autogestito.

Il rientro a vivere in famiglia delle mie due figlie, ormai donne indipendenti e fuori dal nucleo familiare sin dai tempi dell’università e la presenza quotidiana di un marito che per lavoro era spesso in giro per il mondo ed ora reclama spazi e tempi, sono solo due variabili che denotano quanto anche il sistema relazionale familiare subisce un significativo scossone.

Quindi, non un ricongiungimento qualunque, dettato come spesso succede dal precetto di far festa con la rassicurante prevedibilità dei tempi, ma un vero viaggio a ritroso nella vita e nei legami familiari, vissuto anche criticamente, da quattro protagonisti che si sono ritrovati chiusi insieme in casa, dopo molti anni, senza una data di scadenza; ne è nata una nuova e spesso sorprendente narrazione della nostra storia familiare.

La sperimentazione di riadattare i ruoli familiari, la continua attenzione agli aspetti caratteriali precipui di ognuno, con reciproci bisogni da riconoscere, tollerare e rispettare, è un’altra nuova sfida tutt’ora in atto.

Questa volta un viaggio dentro di me. Tutto questo risulta comunque uno stimolo che produce, anche in questa situazione, il meglio di me stessa ed energia positiva.

Un vero dono, se osservato solo dentro le rassicuranti mura domestiche di casa mia, perchè risulta un’esperienza ottimale di miglioramento, apprendimento e superamento dei propri limiti.

La mia famiglia ancora una volta si è rivelata il miglior viaggio che potessi intraprendere, alla faccia del virus!

Quando si ritorna da un viaggio non si è più la stessa persona, perciò sono certa che anche da questa esperienza risulterò inevitabilmente cambiata: qualcosa di positivo sto imparando anche da questa difficoltà…

Se non altro, avrò acquisito nuovi occhi per osservare l’ infinita Bellezza di vivere… quando riprenderò ad uscire di casa.

Stay tuned!

_________________________________________

AN UNUSUAL JOURNEY

“Covid-19”

My calendar indicates that today I should have boarded the plane back from Yangon, where I had long dreamed of going: I had traveled in advance with my mind through the reading of many novels, essays and documentaries, and I had often identified myself with the emotions of some travelers who narrated the encounters with the people and the beauty of those places.
Aung San Suu Kyi was no longer just a distant political figure and I wandered to hear people’s narratives about the many years of human rights trampled on.
The “Lonely Planet”, a guide that has always accompanied me during my wanderings around the world, was already open on the table for many months and already appears very crumpled because of the many underlining and “ears” made on the top of the most interesting pages.
The bike was waiting for me and the GPS points of the itinerary I wanted to cover were defined.
Instead, the dramatic experience that the world is living because of the well known “Covid-19” pandemic has overwhelmingly changed every plan.
One must find a new adaptation to something unexpected, disruptive and uncontrollable: this situation requires the ability to leave one’s comfort zone to adapt to something new that inevitably creates anxiety and stress in a context of fear and vulnerability.
You need to enter an unknown “territory”.
These are the same premises necessary to face a journey, only the destination changes: this situation pushed me and projected me out of a new border, ready to bear the inevitable discomfort that follows, just like when you undertake a self-managed journey.
The return to live in the family of my two daughters, now independent women and out of the family since university, and the daily presence of a husband who was often around the world for work and now demands space and time, are just two variables that denote how the family relational system also undergoes a significant jolt.
So, not an ordinary reunion, dictated as often happens by the precept of partying with the reassuring predictability of the times, but a real journey back in life and family ties, lived also critically, by four protagonists who found themselves locked together at home, after many years, without an expiration date; the result is a new and often surprising narration of our family history.
The experimentation to readjust the family roles, the continuous attention to the main character aspects of each one, with mutual needs to be recognized, tolerated and respected, is another new challenge still in progress.
This time a journey inside me. All this is a stimulus that produces, even in this situation, the best of myself and positive energy.

A real gift, if observed only within the reassuring walls of my home, because it is an optimal experience of improvement, learning and overcoming one’s own limits.
My family once again proved to be the best trip I could take, so much for the virus!
When you return from a trip you are no longer the same person, so I am sure that this experience will inevitably change me: something positive I am also learning from this difficulty…
If nothing else, I will have acquired new eyes to observe the infinite beauty of life… when I leave home again.

Stay tuned!